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Luino: lettera di un cittadino sulle “caratteristiche e qualità di una campagna elettorale”

Creato il 24 maggio 2015 da Stivalepensante @StivalePensante

Riceviamo e pubblichiamo una lettera-editoriale scritta da un cittadino luinese sulla campagna elettorale e sulle cinque liste che i luinesi dovranno scegliere alle urne il prossimo 31 maggio. Nella missiva il luinese esprime il proprio parere su una campagna elettorale molto accesa, facendo presente e ponendo l’attenzione sulle tante polemiche e problematiche di questi mesi, che, secondo lui, potrebbero portare i cittadini ad astenersi dal voto. Ecco il testo della lettera.

Il Comune di Luino (comune.info)

Il Comune di Luino (comune.info)

“Ecco come mi sarei immaginato la campagna elettorale a Luino. Dopo aver assorbito con non poca preoccupazione la frammentazione in cinque liste, mi sarei aspettato che ognuna di esse esprimesse con chiarezza i propri caratteri e le differenti peculiarità in coerenza con le presenze partitiche, le vicinanze politiche o, lo dico con il massimo rispetto, le talentuose presenze individuali.

Riassumo con una parola chiave le prevalenti condizioni d’appartenenza permettendomi una forzatura di semplificazione:

Lista Pellicini, caratterizzazione Lega Nord: autonomismo e federalismo; Lista Compagnoni, caratterizzazione PD: stato sociale e solidarietà; Lista Taldone, Forza Italia: caratterizzazione economica e stato di diritto; Lista Cocomazzi, vicinanza al movimento Grillino: democrazia deliberativa; Lista Agostinelli, Destra in generale: legalità e ordine. Leggendo i 5 programmi e seguendo i mal interpretati forum dialogici, nulla di questo è parso evidente, anzi fa gioco una trasversalità di argomenti che volutamente si tiene lontano dallo sviluppare ed elaborare con coerenza i diversi ambiti culturali.

La parola federalismo e democrazia deliberativa collegabili ad una specifica e alternativa strumentazione amministrativa non viene articolata e nemmeno presa in considerazione da nessuno; non c’è dato da sapere a quale destino potrà incorrere la struttura pubblica e come interagirà e quali oggettive garanzie verranno destinate alla società civile: rimarrà tutto uguale o si vedranno elaborazioni che richiedono sensibili cambiamenti statutari che sarebbe meglio non vederli decisi a colpi di maggioranza? Di stato sociale e solidarietà a parte qualche citazione su strutture già esistenti non si è discusso. Si sarebbe dovuto trovare il coraggio, perlomeno per le due principali strutture, di indicarne una generale rivisitazione partendo dalla loro degradata ragione d’essere, di precaria ed inadeguata risposta ai bisogni territoriali, senza limitarsi alla facile difesa della loro ‘entropica conservazione’.

Poco si è detto sull’utilità di quel pensiero di dono che, come un virus benefico, inietta nella realtà luinese il terzo settore; non si è riusciti ad individuare e nemmeno a narrare nessuna dinamica di reale relazione e possibile legiferazione d’integrazione con quelle espressioni che fortunatamente la società civile insiste autonomamente nel proporre. Proposte che si insiste nell’errore di volerle considerare solamente come un’utile risposta ad un temporaneo bisogno di necessità, provocato molto spesso, si, da insostenibili sprechi e carenza finanziarie, ma soprattutto dalla mancanza di consapevolezza nel volerle riconoscere come indicatori di una richiesta sussurrata di nuovi paradigmi portatrici di speranza e di civiltà. Anche l’ambito economico, pur spesso e volentieri citato nei programmi, non viene presentato nelle sua olistica forza strutturante di società; forza contaminante e molto spesso contrapposta alla macchina pubblica e ai suoi particolari e complessi strumenti di programmazione.

È proprio su una nuova interpretazione di questi strumenti, che andrebbe adeguata o perlomeno riorganizzata l’intera macchina comunale:

- nell’individuazione di nuove forme permanenti di maggior permeabilità e di condivisione e non come momenti ‘casuali’ in risposta alla comunicazione di eventuali finanziamenti sovracomunali;
- in strumenti predisposti ad adeguarsi a differenti modalità tempistiche senza dover rinunciare a quelle garanzie di trasparenza adatte per consolidare il consenso;
- riconsiderando l’anima di alcune passate esperienze educative dove la formazione pedagogica e professionale legata al mondo del lavoro era considerata permanente oltre che essere intrecciata con economie e creatività imprenditoriale che esprimevano i territori e che sarebbe oggi auspicabile non fermassero la visione sul confine italiano.

Anche sulla legalità e sull’ordine ci sarebbe molto da ridire e non in termini negativi; sicuramente, però, non limitandosi alla videosorveglianza o alla repressione punitiva. Soprattutto dovrebbero riguardare le cause di quel scarso senso e valore che viene oggi assegnato e promosso allo ‘spirito di cittadinanza’.

Andrebbero collegati i Diritti e i Doveri con i rivisitati principi universali, principi a loro volta rappresentati e formalizzati attraverso chiari comportamenti pubblici che, non solo si limitano ad esercitare l’onestà, ma si ostinano nella ricerca di forme applicative d’appartenenza capaci di consegnare dignità umana ai propri cittadini. È evidente che tutti questi ambiti si devono ritrovare all’interno di un equilibrio complementare per permettere di raggiungere una serena qualità della vita che andrebbe una volta per tutta definita nei termini sostanziali di sostenibilità, di ‘ridistribuzione del benessere’ e di modelli di ‘decrescita felice’, argomento dimenticato in questa campagna elettorale salvo per l’ideologizzazione del taglio delle tasse.

Però in politica è sempre più vero che il differente peso di ognuno di questi ambiti, diventa la causa principale della caratterizzazione di una particolare impronta specifica di uno Stato Amministrativo. Su questa specifica scelta d’impronta, gli elettori dovrebbero decidere di esercitare il loro diritto di ‘rappresentanza’, nonostante ci sia il rischio che l’astensionismo superi il 38% registrato nel 2010, quando i toni della campagna erano stati decisamente più bassi”.

Si chiude così la lettera che abbiamo ricevuto.


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