Luis “Lulù”Oliveira (by Simone Clara)

Creato il 27 gennaio 2014 da Simo785
90′s Legends Luis”Lulù” Oliveira Estroso, stravagante, bizzarro, originale. Luis Airton Oliveira, detto Lulù, uno dei rarissimi casi di brasiliani naturalizzati belga. Di belga aveva ben poco dal punto di vista calcistico. Il più brasiliano dei brasiliani Lulù. Attaccante dal dribbling funambolico, ha giocato in Italia con ben 11 maglie lasciando un grandissimo ricordo a Cagliari, Firenze, Catania e Como. Seconda punta con il vizio del gol, abilissimo però a ricoprire tutti i ruoli dell’attacco o di sacrificarsi in caso di necessità. Una tra le numerose stelle che hanno calcato i campi della Serie A negli anni 90. Nato a Sao Luis (Brasile) il 24 marzo 1969, si trasferisce in Belgio all’età di 15 anni ottenendo la nazionalità durante il suo periodo di militanza nell’Anderlecht. Ed è qui che si mette in luce, vincendo il campionato nel 90/91 e consacrandosi come uno dei giovani più promettenti nel panorama internazionale. Dopo 4 anni in Belgio arriva l’Italia e il Cagliari. Uno dei primi colpi di mercato del presidente rossoblù Cellino che se lo assicura per 6 miliardi di lire. Oliveira ci mette pochissimo ad entrare nel cuore dei tifosi ancori delusi per l’addio di Daniel Fonseca (passato al Napoli), e non solo per quel look bizzarro che include orecchini e capelli tinti. E’ uno dei protagonisti del Cagliari che sfiorerà l’impresa nella Coppa Uefa edizione 93/94 quando gli isolani furono ad un passo dal sogno dopo aver eliminato la Juventus ai quarti di finale. I suoi dribbling ubriacanti mandano in visibilio il pubblico del Sant’Elia. Con il Cagliari disputerà 4 stagioni con 42 reti all’attivo, molte delle quali al termine di azioni individuali o spettacolari acrobazie. Celebri oltre ai gesti tecnici alcuni contrasti con l’allenatore Carlo Mazzone. Il suo brillante orecchino non era visto di buon occhio dal tecnico romano che inizialmente lo mise fuori dai titolari salvo poi arrendersi dinanzi a quello che Lulù combinava in campo. E’ anche vero che fu proprio Mazzone l’allenatore determinante per l’ascesa della carriera di Luis disciplinandolo a livello tattico. Indimenticabile anche il morso a Savicevic durante un Milan-Cagliari del Novembre 1995. Afferrato per i capelli dal ‘Genio’ rossonero in seguito ad un contrasto, Oliveira reagì mordendo letteralmente il parastinco all’altezza del polpaccio del numero 10 jugoslavo. Nel 1996 arriva la chiamata della Fiorentina. Con i viola vincerà subito la Supercoppa Italiana formando un tandem esplosivo con Batistuta. A Firenze, Oliveira diventa subito un idolo della tifoseria. Dopo ogni rete mima il gesto di un falco. Si narra che ne possedesse un esemplare nella sua casa in collina durante il suo soggiorno in Toscana. Oliveira è un rapace anche in campo. Di gol ne metterà a segno 9 il primo anno, 15 il secondo. La stagione 97/98 è decisamente la migliore per lui, grazie anche all’approdo sulla panchina viola di Alberto Malesani. Il tecnico veronese mette in pratica un calcio spumeggiante schierando contemporaneamente Rui Costa, Edmundo, Oliveira e Batistuta. Lulù sfoggia tutto il suo repertorio con guizzi pesanti (il più importante nel 3-0 alla Juventus) e contribuendo alla qualificazione Uefa di una Fiorentina grande a metà. Arrivano vittorie roboanti alternate a passi falsi inaspettati. E a fine stagione Malesani saluta. Al suo posto, Giovanni Trapattoni. Meno spettacolo ma più risultati. Nella stagione 98/99 Oliveira modifica drasticamente il suo modo di giocare. Trapattoni lo schiera esterno di centrocampo, e i risultati sono positivi con i gigliati in testa alla classifica. Ma, come logico, il suo apporto in zona gol ne risente. Appena 2 reti nella terza e ultima stagione in viola. A 30 anni torna così a Cagliari, non riuscendo ad evitare la retrocessione della sua ex squadra. Sembra un giocatore triste e in fase calante quando dopo una deludentissima parentesi bolognese, Oliveira passa al Como in Serie B. Con i lariani si rilancia alla grande disputando una stagione strepitosa conquistando il titolo di capocannoniere del torneo cadetto e spingendo la squadra alla promozione in massima serie dopo 11 anni. Per contrasti con l’allora presidente dei lombardi Preziosi, Lulù è costretto a fare nuovamente le valigie in maniera abbastanza inaspettata. Ma la sua carriera è tutt’altro che agli sgoccioli. Fa in tempo a farsi apprezzare anche a Catania, sempre in Serie B, regalando prodezze ad una tifoseria in estasi per le sue giocate. Due stagioni strepitose con la fascia di capitano al braccio e il consueto gesto del falco mimato dopo ogni rete. Nel 2004-05 il 34enne Oliveira è a Foggia, in Serie C. Qui sembra il lontano parente del giocatore ammirato soltanto pochi mesi prima in Sicilia. Zero reti, con un rigore fallito, in 14 presenze che spingono i rossoneri a privarsi di lui soltanto a Gennaio. Venezia e Lucchese altre fugaci esperienze prima di ritornare in Sardegna. Torna protagonista nella sua terra di adozione  all’età di 38 anni con la maglia della Nuorese, in Serie C2, poi non pago all’età di 40 anni suonati si trasferisce al Derthona con la quale chiude la sua infinita carriera da professionista. Positiva anche la sua esperienza con la maglia della nazionale belga. 7 reti in 31 presenze tra il 1992 e il 1999 impreziosite dalla partecipazione ai mondiali di France 98. Il passato recente di Oliveira è in linea con la sua voglia di stupire. Continua infatti a giocare a livello dilettantistico in Sardegna con il Muravera (paese di nascita della moglie) in Eccellenza. Diventa poi allenatore del club sardo, venendo premiato nel marzo 2013 come migliore allenatore dalla Lega nazionale Dilettanti. Un falco che non vuole mai smettere di volare.

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