Luisito Bianchi. Una lettera di Paola Borgonovo ripercorre le tappe della pubblicazione de La Messa dell’uomo disarmato

Creato il 06 gennaio 2012 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

Luisito Bianchi

Una lettera di Paola Borgonovo ripercorre le tappe
della pubblicazione de La Messa dell’uomo disarmato

«Caro Giulio (*),

mi chiedi che effetto mi fa vedere La messa dell’uomo disarmato pubblicata. Ci provo a dirtelo, ma devo partire un po’ da lontano. Circa dieci anni fa (mese più mese meno), un’amica – un’amica cara – mi regala una copia del romanzo nell’edizione pro manuscripto. La sua dedica dice, più o meno, ti regalo questo libro perché è molto bello e, testuale, “…perché tengo a dividere con gli amici quello che mi capita”. Questo è stato l’inizio, per me. La scorsa estate (2002) presto il mio volume della Messa (familiarmente detta) a Enrica, in una sorta di più o meno cosciente elezione. Lei torna dalle vacanze e mi dice quanto sta amando questo libro e mi dice anche che “questo libro fa accadere cose”. Per me è stato come il chiudersi di un cerchio: un’amica ha voluto condividere questo romanzo come si condivide un fatto, un evento – bello – e un’altra amica me lo ha restituito nello stesso modo. Così, mi rendo conto che, per quanto mi riguarda, questo libro (già a monte, cioè prima che iniziasse il nostro lavoro editoriale) è l’origine di una catena di fatti che si sono verificati e succeduti per sua forza. Non intendo dire solo che ha catalizzato eventi, ma proprio che li ha generati. Così, in estrema sintesi, vedere la Messa pubblicata, vederla in libreria, mi dà l’idea che un fatto, un evento bello sia in circolazione e che potrà andare ben più lontano della mia copia originaria – la copertina bianca ormai più che grigia e sporca – che è passata credo almeno per venti paia di mani, comprese le tue, giulio.
La Messa mi ha confermato alcune cose che già mi giravano in testa. Ad esempio, con Paolo quasi vent’anni fa ci eravamo fatti un ex libris, con su scritto “la verità vi farà liberi”, perché ci pareva che i libri fossero per noi una strada importantissima di questa interminabile ricerca. Ho applicato con particolare convinzione il nostro ex libris alla Messa, perché è un libro che con la verità c’entra moltissimo. Non lo dico perché penso che dica o insegni “la verità”. Lo dico perché è un libro che è nato per necessità, che si porta dentro la propria necessità. Questo non so spiegartelo bene; al succo di questo libro sento di aderire profondamente, ma non sarebbe bastato questo per farmelo amare tanto e perché assumesse per me la forza di un evento, se non fosse per la necessità che ne è la fonte e la giustificazione. Questa cosa non ci sarebbe stato bisogno di saperla direttamente da Luisito, perché la Messa ne parla da sola. Poi la Messa c’entra molto con la libertà. Non perché parla della Resistenza, ma perché come tutta la letteratura che (secondo me) è buona e grande letteratura non impone e non si preoccupa dei suoi esiti. Gli esiti appartengono a chi legge e non a chi scrive. La pretesa di governare gli esiti credo sia la peggiore trappola in cui oggi cadono molti autori. E infine la Messa c’entra molto con la Memoria. Devo dire che mi ha abbastanza impressionata leggere quello che hai scritto tu, sul fatto che in questo libro il desiderio e il sogno di un futuro diverso si radica in un passato già sperimentato. Io ci ho sentito fortissimamente la potenza della memoria, perché questo libro non “parla” della memoria “è” proprio lui memoria e lo è, direi, cattolicamente: non ricordo, cioè, ma attualità, non passato ma presente. I Morti non tacciono, ma parlano e sono, non li portiamo dentro di noi, ma ci portano. Poi la Messa c’entra molto con la resistenza (sì, minuscolo) e la responsabilità. Nelle sue note finali, Luisito data sulla base di un suo personale calendario: a 58 anni dal 25 aprile e nel LX anno di resistenza. Queste non sono categorie dello spirito: sono rampini che ti agganciano a una storia non conclusa, che ti impongono un paragone e un confronto. Qual è la resistenza che (non?) sto combattendo? Di fronte a chi porto la responsabilità di (non?) combatterla? E il confine, il confine dove passa? fuori di me? o dentro di me? Io, che ancora non ho quarant’anni, so di poter essere anch’io nel LX di resistenza, purché mi assuma la responsabilità di questa storia, di questa vita. Poi la Messa c’entra moltissimo con la bellezza (ricordi quello che dicevi sulle possibili ragioni che muovono a leggere un libro? una era “elevarsi spiritualmente contemplando la bellezza” ). Questo non c’entra solo con l’evidente letterarietà (quella per la quale abbiamo scomodato quei “nomoni” che Onofri ci ha rimproverato. Forse lui non ha torto, anche se io continuerei a fare paragoni altisonanti. Non tanto per contiguità estetica, ma per significare analogia di potenza e di valore). Per me c’entra con il sentimento, che provo, di corrispondenza tra quanto leggo e un desiderio che avevo e non sapevo di avere e che si trova, gratuitamente, almeno in quel momento acquietato.
Tante cose che ti ho scritto mi sono già capitate con altri libri. Forse però è la prima volta che le vivo tutte insieme.
Ti immagini giulio, cosa possa provare ad aver contribuito a che questo libro fosse pubblicato. Felicità e la conferma di una verità lapalissiana (forse). L’ho scritta nella scheda per gli agenti: “È forse questa una esemplare conferma di ciò che è il lavoro di un editore: incontrare un libro bellissimo, amarlo e metterlo a disposizione di più persone possibile”.

Paola»

(*) Paola Borgonovo scrisse questa lettera a Giulio Mozzi in occasione della presentazione online de La messa dell’uomo disarmato di Luisito Bianchi.

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