Lukas #9 – quando il ridestato incontra il morto vivente

Creato il 10 dicembre 2014 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

Michele Medda, nel suo Lukas, ha finora lasciato la trama orizzontale distendersi su una struttura fortemente procedurale, dedicando ogni mese a una diversa creatura delle tenebre. Zombie, in questo schema, è un punto di passaggio importante: perché i morti viventi si avvicinano molto al concetto di ridestati, ma anche perché il recente e crescente successo diThe Walking Dead e più o meno riusciti epigoni vari rende l’argomento sovraffollato, e quindi difficile da trattare senza scadere in luoghi comuni.

L’episodio sembra discostarsi dai precedenti per una struttura più coesa, nella quale i filoni investigativi convergono praticamente subito. La verità è che, invece, il tema del mese, in analogia con il resto della serie, è affrontato in modo indiretto. Se Zombie è un titolo anche troppo semplice e scoperto, ci accorgiamo presto che il mostro di cui si parla non è affatto Alan Willis, il ridestato difettoso che origina i problemi della storia. Volendo richiamare George Romero e la radice filosofica del genere, Medda sottolinea che gli zombie sono gli altri: i ragazzini che si omologano, che popolano le strade per una parata di orrori posticci, come la massa di personaggi non giocanti per un videogame in tre dimensioni.


È il mondo dei media che si ritorce su se stesso, la violenza virtuale che priva la violenza reale di importanza e drammaticità. Fino all’inversione completa dei ruoli: il morto vivente vero si ritrova in un centro commerciale (il più classico dei set per un film su quelli come lui), circondato da umani ben vivi, che reagiscono alla manifestazione dell’orrore reale inglobandolo nello show, virtualizzandolo e quindi anestetizzandolo con i telefonini.
Alan Willis riesce solo a contagiare un ragazzo: non c’è nessuna epidemia. O forse l’epidemia c’è già stata e Alan Willis è la vittima sacrificale sull’altare di un mondo infetto.
Lukas è così: gioca con gli stereotipi, talvolta rischiando di caderci dentro, ma riuscendo a mantenersi ai margini. In equilibrio al confine fra luce e ombra, come lo stesso protagonista ha dichiarato proprio nel numero precedente.


Il tratto di Andrea Borgioli è dinamico, liquido e nervoso, ricorda un Luigi Piccatto più ordinato, mentre le impostazioni dei volti, specie per il taglio di labbra e occhi dei comprimari, fanno pensare a un Ferdinando Tacconi “liscio”, privato del suo caratteristico tratteggio. Le ombre, dense e nere, si uniformano in pieno all’impostazione visiva della serie, allargandosi come l’inchiostro e invadendo i personaggi, anche in pieno giorno. Le anatomie sono gestite bene, mentre gli ambienti appaiono spesso un po’ spartani, risolvendosi in linee sottili che non danno sufficiente consistenza a oggetti e architetture.

In un panorama Bonelli che, a livello mediatico, reagisce alla crisi puntando i riflettori su altri personaggi, Lukas continua la sua corsa in sordina, dimostrandosi un fumetto di qualità, capace di catturare il lettore in cerca di intrattenimento, ma anche di sviluppare un intreccio di tutto rispetto.

Abbiamo parlato di:
Lukas #9 – Zombie
Michele Medda, Andrea Borgioli
Sergio Bonelli Editore, dicembre 2014
96 pagine, brossurato, bianco e nero – 3,30 €
ISBN: 977228412600440009


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