E’ la storia di una fuga da Milano: due bambini ebrei decidono di scappare dalla città e dalle persecuzioni dopo l’arresto dei genitori. Un vicino di casa si offre di accompagnarli dopo che anche il suo compagno (socialista e partigiano) è stato arrestato. Si muovono in direzione del lago fino a un bosco, dove incontrano dei contrabbandieri. Sebastiano, l’amico che li accompagna, è però sempre più sconvolto dal rimorso di non sapere cosa ne è di Ervè, il compagno. Sulla spinta di un momento di pressione da parte dei nazisti, compie un gesto risolutivo per la fuga…
Come mai hai scelto un’ambientazione storica per la vicenda?
E’ atipica per la trattazione italiana, in realtà del passato (recente e meno recente) mi ha sempre incuriosito il fatto che non tutto rea detto anche se tutti sapevano benissimo. Gli ultimi mesi del secondo conflitto mondiale, poi, aggiungevano alle tensioni della guerra anche quelle sociali e delle persecuzioni. Grandi tensioni di qui qualcosa è rimasto, se pur strisciante, anche oggi.
Nel tuo romanzo il protagonista omosessuale è una figura eroica. Perchè?
Nell’immaginario popolare gli eroi sono delle icone capaci di attrarre simpatie graze alle quali finiscono poi, generalmente, per avere una storia d’amore parallela. Nessuno, o pochissimi, provano a immaginare che anche un gay può arrivare a compiere un gesti estremo. L’eroe, nel caso della storia del libro, è un eroe sofferto, quasi costretto dalla coscienza e dai fatti a non tirarsi più indietro. La storia gay che lo riguarda è solo una di quelle che probabilmente erano non dette nella Milano degli anno ’40.
Che impressioni stai ricevendo dai primi lettori?
Nella pagina di facebook del romanzo o nella mia personale ho pregato i lettori di scrivere quello che hanno sentito leggendo. Ne è uscito un quadro strano: in molti colgono un senso cinematografico che mi lusinga e che credo sia meritato dal paesaggio più che non dall’autore. Il pubblico gay in particolare, poi, è incuriosito dalla storia tra Sebastiano ed Ervè e tutti mi chiedono se sono esistiti veramente. Le lettrici sembrano invece più attratte dal legame tra Anna e Davide (i due fratellini) che sono costretti a comunicare attraverso i gesti di una mano perché lui è sordocieco.
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