Ho dovuto aspettare qualche giorno e lasciare che decantassero. Li ho tenuti in un incubatore per quasi una settimana e ora finalmente riesco a riordinare meglio i pensieri senza che il consueto flusso di coscienza li renda del tutto indecifrabili.
I giorni scorsi si e’ svolto qui a Trieste un microfestival su scienza, musica, arte, filosofia e tecnologia. Venerdì l’intersezione tra musica, scienza e fantascienza si e’ manifestata in una serata piacevolissima: un intenso monologo su Galileo visto attraverso gli occhi di Brecht, a seguire un intervento su scienza e musica e infine un concerto con le musiche di Gyorgy Ligeti e Fredreric Chopin. Ora, che c’entrano? La risposta non e’ facile anche perché seguire gli interventi era come leggere un ipertesto pieno di link che rimandavano a una moltitudine di riferimenti e riflessioni.
Volgendo lo sguardo al cielo Galileo non ha solo regalato ai posteri il metodo sperimentale, ma ha in qualche modo fornito ai suoi contemporanei una dimensione degna dei primi film di fantascienza. Eccezionale. E anche adesso, cambiano i mezzi e i modi ma lo Spazio continua a tenerci imbambolati con lo sguardo fisso alle stelle mentre quei film in parte diventano realtà. 2001: Odissea nello spazio quando uscì sembrava parlare di un’epoca lontanissima, oggi pianifichiamo cio’ che faremo nel 2030 come se nulla fosse. Kubrick scelse non a caso come colonna sonora alcune musiche di Ligeti, compositore ungherese in cui la curiosità e l’interesse per la fisica si tradussero in arte. E sto già andando in overload con tutti questi riferimenti. In particolare Ligeti era interessato alle caratteristiche dei frattali che, semplificando, presentano una struttura sempre uguale sia che li osserviamo in larga scala, sia che li mettiamo idealmente sotto a un microscopio. Il fatto apparentemente assurdo e’ che il compositore cerco' di riprodurre tutto cio’ nella sua musica. Usando le sue stesse parole: “ È una musica che suscita l’impressione di un fluire senza inizio e senza fine. Vi si ascolta una frazione di qualcosa che è iniziato da sempre e che continuerà a vibrare all’infinito. Tipico di componimenti siffatti è il non avere cesure che l’idea di flusso non consentirebbe”. E, in effetti, da completa ignorante che sono posso dire che ascoltandola sarà stata suggestione ma l’effetto era proprio quello.