Lunedì in Lega Calcio riparte la lotta per i diritti tv (Corriere dello Sport)

Creato il 03 ottobre 2013 da Nicoladki @NicolaRaiano
Lunedì prossimo la Lega tornerà a parlare di diritti televisivi. I presidenti ascolteranno le proposte di Infront e cominceranno a ragionare anche della televisione della Lega, una specie di araba fenice che scompare e ricompare ad anni alterni. I presidenti hanno avuto modo di ascoltare i "compratori", in particolare Sky che da tempo è il principale finanziatore del calcio italiano. La questione televisiva, come è a tutti noto, ha aspetti decisivi, strategici nella vita e nella competitività (sempre più a rischio per mancanza di fonti di ricavo) della Serie A. Ma che il prossimo rinnovo si svilupperà su una precaria linea di confine è un dato di fatto.
Primo problema: come vendere? Sino ad ora la Lega ha scelto la strada della vendita per piattaforme. Mettendole in concorrenza, ha fatto crescere il valore dei diritti e ottenuto ricavi che in Europa non hanno paragoni. Ha subito anche contraccolpi negativi perché la proliferazione di offerte alla "clientela" sempre più vantaggiose dal punto di vista del prezzo ha finito per allontanare il tifoso dallo stadio: se posso acquistare tutto per una ventina di euro al mese, perché mai devo spendere centinaia di euro per acquistare un abbonamento in un impianto dove la partita la vedo al freddo, sotto la neve, la pioggia e con qualche rischio legato alla presenza di "teste calde" sugli spalti? Questa spinta al rialzo garantita dalla vendita per piattaforme reggerà anche in futuro? In quanti saranno disposti ad acquistare a valori elevati non potendo di fatto contare su alcuna vera esclusiva visto che tutti, alla fine, hanno tutto? D'altro canto, una azienda, anche editoriale, investe di più se individua margini di redditività e in questo momento (lo dicono tutti) i margini nella migliore delle ipotesi sono ridotti, nella peggiore, nulli.
Secondo problema: come, eventualmente, cambiare il sistema? Sky ha proposto la vendita di "pacchetti in esclusiva", superando, così, la diversificazione per piattaforme. L'idea affascina perché nell'immediato consente di preservare gli attuali valori ponendo le condizioni per una loro nuova crescita nel futuro. Ma, dal punto di vista dei presidenti, ci sono alcune controindicazioni. E' evidente che in un mercato asfittico questo tipo di vendita può portare all'annichilimento della concorrenza sul versante dei compratori e di questa concorrenza i presidenti non vogliono (e anche non possono) fare a meno.
Terzo problema. La situazione del mercato è critica; chiudere con la vendita per piattaforme potrebbe indebolire qualche soggetto imprenditoriale che, impoverendosi, si allontanerebbe dal business calcistico per ripiegare su forme di intrattenimento meno costose. In questo quadro complesso si inserisce la possibilità di una tv della Lega che dovrebbe avere proprio il compito di tenere alto il valore dei diritti. La sostanza è che nessuno sa come si riorganizzerà il mercato dopo questa crisi che molti assicurano essere alla coda finale. Ecco perché mai come in questa fase la Lega deve provare a darsi quella "forma" di "aziende delle aziende" che ha in altri Paesi (Germania, Inghilterra, addirittura Francia) ma che in Italia è spesso stata sopraffatta dagli opposti egoismi.

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