Lungimiranza e illuminazioni

Da Mammacattiva
[Miami, novembre 2009, Il Doc]

Dopo un quarantennio di vita più o meno intensa posso tranquillamente dire di non essere una persona lungimirante. Non ho cioè la capacità di intuire, a fronte di una determinata scelta, quali saranno le conseguenze che la maggior parte delle persone accorte e previdenti già conoscono da tempo. Non a caso la frase che più detesto è "te l'avevo detto".
Diversamente posso ringraziare i momenti in cui mi sono riscattata attraverso delle illuminazioni: rivelazioni colte in un istante, traghettate da parole, spesso non cercate, da parte di persone casualmente in transito ma, ancor di più, dalla lettura o dalla conoscenza del diverso nel corso dei miei viaggi. Illuminazioni che mi hanno salvata poco prima di fare scelte avventate o durante esperienze in corso o dopo errori già conclamati. Molti lo chiamano "culo".
Questo ha significato non tanto avere il coraggio di prendere decisioni tempestive che altri non avrebbero preso ma, piuttosto, ignorare irresponsabilmente i rischi di un'azione, spesso pagando ma talvolta guadagnandoci dopo.
Non sono stata lungimirante nella scelta degli studi, dell'uomo da sposare, nella gestione del primo lavoro.
Non sono stata lungimirante nella scelta di diventare madre.
Ho sempre desiderato avere dei figli. Da bambina avevo un quadernone intitolato "Quando avrò i miei bambini" e nel corso degli anni ci ho incollato ritagli di articoli, foto e chiaramente scritto pensieri e riflessioni su come avrei voluto essere come madre. La madre che oggi non sono: mancanza di lungimiranza.
Ho sempre saputo quindi che un giorno la questione "maternità" sarebbe diventata attuale ma non che sarebbe passata per fasi alterne: prima desiderio, poi timore, dunque ricerca, quindi disperazione, magari godimento. E chissà poi cos'altro.
In tutto questo tempo stratificavo il mio vissuto. I figli non sono arrivati con il matrimonio e li ho veramente desiderati solo dopo, insieme al Doc. Eppure dal desiderio al fatto sono passati due interminabili anni, quando ero già una donna matura e nel pieno del classico richiamo dell'orologio biologico, quell'odioso eco che spesso confonde le donne e fa desiderare un figlio piuttosto che l'uomo giusto con cui farlo. Evidentemente la mia testa aveva lavorato bene e me lo sono dovuto guadagnare.
La prima gravidanza è stata magnifica. Ero il centro del mondo e tutto questo ha contribuito a non prepararmi al dopo. Ho continuato la mia vita, ho lavorato fino alla fine, da sola, perché il Doc ed io vivevamo ancora a distanza, ma sapevo che dopo avremmo vissuto insieme, saremmo stati una famiglia. La mia ultima seduta di yoga è stata il pomeriggio prima di partorire. Ero la serenità in persona.
Dopo nulla è stato più come prima. Dopo ho amato mio figlio gradualmente e non il primo momento in cui me l'hanno consegnato come un panino. Un'infermiera di fronte al mio rifiuto di alzarmi dal letto per via dei dolori al taglio del cesareo, il giorno dopo la nascita, ha voluto regalarmi un "questa il secondo figlio non lo farà mai!".
Non sono stata lungimirante neanche quando ho deciso di avere un secondo figlio.
I rumori di sottofondo all'epoca ricorrenti risuonavano con "ma perché hai deciso di fare un secondo figlio se ti senti così inadeguata?".
Perché a me è piaciuto avere un fratello e una sorella. Illuminazione. L'ho capito dopo.
Picca è arrivata subito. Qualche nausea in più ma lo stesso una gravidanza vissuta in uno stato di grazia. Dopo un po' meglio ma sempre un grande sconquasso di emozioni devastanti, di desiderio di tornare indietro. Sì, tante volte ho pensato di volere la vita di prima, la mia solitudine, i miei tempi morti, i miei digiuni, il mio silenzio. I lungimiranti osannavano: "ma cosa credevi che fosse una passeggiata?".
Credo che nella maternità la mancanza di lungimiranza e la salvezza delle illuminazioni ci accomuni tutte. Per quanto diverse possiamo essere e diversi i nostri bambini, nessuna di noi può prevedere quello che capiterà dopo e troverà risposte salvifiche in piccoli momenti istantanei in cui arriva una persona e inaspettatamente ti dice la cosa giusta, oppure leggi una pagina e trovi la soluzione. I tuoi figli stessi diventano fonte di illuminazioni. Il più delle volte sono loro a suggerirti la strada.
Solo più tardi quei tempi infiniti, dilatati e irreversibili del dopo torneranno ad illuminarsi di leggerezza, di provvisorietà, di momenti con te stessa.
Alla fine mi sono abituata. Mi fido del mio istinto e aspetto la luce.
Questo post partecipa al blogstorming.