La vicenda del senatore Lusi tiene banco oggi su tute le prime pagine dei giornali, ieri infatti, in Senato, si è votata l’autorizzazione a procedere in forma palese per il suo arresto. Quegli spaghetti al caviale, al senatore tesoriere della margherita sono costati ben più dei 180 euro al piatto, le accuse sono gravi ed infamanti, per la cronaca appropriazione indebita e riciclaggio in merito alla gestione dei fondi elettorali del partito che fondò Francesco Rutelli, l’ammontare 23 milioni di euro. In molti, sulla carta stampata hanno snocciolato tutti i contorni di questa vicenda, chi ha votato a favore, chi contro, le ripercussioni politiche del caso, chi trema e chi starà tranquillo, i vari interventi dei senatori, il carcere che lo accoglierà, i metri quadrati della cella e persino se a pranzo avrà mangiato insalata o pistacchi. Insomma se avrete tempo e voglia ce ne è per tutti i gusti e per tutti i colori politici. Qui invece leggerete una riflessione che parte dall’arresto di Lusi, ma che vuole dimostrare, come ancora una volta i cittadini, che per taluni ormai è solo il popolo bue e che con queste mie accorate parole vorrei destare dal torpore estivo per fargli tornare la voglia di indignarsi, stiano assistendo all’ennesima manifestazione del male italico. Il povero Lusi, se davvero venisse dichiarato colpevole dalla verità processuale, è solo un capro espiatorio di un sistema marcio dalle fondamenta. Non basta ribattere che in questo caso è stata l’occasione a fare l’uomo ladro, perché è troppo grande il dilegio che si è fatta della volontà popolare in questi anni nel silenzio di tutti. Andiamo dunque al sodo e facciamo notare come sia il fatto stesso di finanziare i partiti ad essere ripugnante. Andiamo con ordine. Mi piacerebbe raccontarvi dall’inizio la genesi del finanziamento ai partiti, a partire dalla legge Piccoli del 1974, ma vi tedierei con inutili dati storici, invece è opportuno rimarcare come il suddetto finanziamento, dopo il fallito referendum del 1978, viene abolito nel 1993 con un’ altro referendum che vide una partecipazione di votanti pari al 90.3% . Ribadisco la percentuale: 90.3%. Praticamente un plebiscito, una volontà unanime e compatta di persone che erano state schifate dai fatti di tangentopoli prese coscienza del male e attraverso la sua manifestazione di volontà, che fino a prova contraria dovrebbe essere sovrana, e ribadisco: sovrana, eliminò il problema alla base. Una vittoria del popolo sovrano. Fatto sta che però i politici non ci misero molto a calpestare questa volontà, questione di mesi, nello stesso dicembre 1993 il Parlamento aggiorna, con la legge n. 515 del 10 dicembre 1993, la già esistente legge sui rimborsi elettorali, definiti “contributo per le spese elettorali”, subito applicata in occasione delle elezioni del 27 marzo 1994. Per l'intera legislatura vengono erogati in unica soluzione 47 milioni di euro. La stessa norma viene applicata in occasione delle successive elezioni politiche del 21 aprile 1996. E così tra scandali, case acquistate, puttane pagate, e spaghetti al caviale sino ai giorni nostri , senza contare che è previsto anche un contributo del 4 per mille che i cittadini possono versare ai partiti al momento della dichiarazione dei redditi. Oggi non è stato il solo Lusi a perdere, abbiamo perso tutti noi che ci lasciamo scivolare addosso ogni decisione presa dall’alto, anche quelle che calpestano la nostra volontà popolare. Siamo dei perdenti, dei loosers, per chiarire il titolo.(nella foto: un perdente)
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