Lynch – Duran Duran: un connubio vincente

Creato il 13 novembre 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online

Quando iniziarono a circolare le prime indiscrezioni circa un possibile connubio tra David Lynch e i Duran Duran, in molti, tra addetti ai lavori e non, si chiesero in che modo le melodie New Romantic della band di Birmingham potessero trovare un punto di incontro con il talento visionario di Lynch.
Il sospetto era quello di trovarsi di fronte a una trovata puramente commerciale ,alla quale band e regista,si prestavano per motivi prettamente economici, soprattutto, dal momento che la collaborazione rientrava in un progetto più ampio ideato dal colosso dell’entertainment marketing QMI.
Lo scorso 21 luglio con la proiezione nelle sale cinematografiche italiane di “Duran Duran Unstaged” l’attesa è terminata e i dubbi che aleggiavano sull’opera sono stati del tutto accantonati.
Il lavoro del regista di Velluto blu, in particolare, si è tradotto nella ripresa in live streaming del concerto dei Duran Duran tenutosi al Mayan Theatre di Los Angeles nel 2011 nell’ambito del “All you need is now tour“.
Trattandosi di Lynch non potevamo trovarci di fronte a una mera documentazione del live della band e nemmeno a una trasposizione per immagini della performance di Le Bon & co, tutto troppo banale.
“Duran Duran Unstaged” è infatti un’opera istintiva, fatta di spunti, allucinazioni estemporanee dettate da frammenti sonori, un trip lisergico in stile Syd Barrett.
Il fondatore dei Pink Floyd e i suoi primi psichedelici live costituiscono un collegamento azzardato, ma per certi versi ovvio all’opera di Lynch.
Da un punto di vista tecnico- visivo il docufilm è composto da un gioco di dissolvenze ed effetti speciali in cui le immagini del concerto sono coperte da un tappeto onirico fatto di disegni, topoi del regista (le “Lost Highways” holliwoodiane, il fumo della sigaretta) e soprattutto guizzi, suggestioni, input visivi, flash, intrecciati con le note vellutate dei Duran Duran.
La sensazione, finita la visione, è di essersi imbattuti in un prodotto, che al di là della denominazione di docufilm, rimane distante sia dai canoni cinematografici che da quelli documentaristici per avvicinarsi, seppur con le dovute cautele, alle performance artistiche di action painting di un Jackson Pollock o di un Willem de Kooning.
Rimane, però ancora privo di risposta l’interrogativo iniziale: dove troviamo il punto d’incontro tra regista e band?
Possiamo partire dalle rispettive esperienze artistiche, entrambe tratteggiate, nel caso di Lynch in maniera più evidente, dalla contrapposizione di elementi pop/commerciali (basti pensare al fanatismo anni ’80 relativo alla band o alla popolarità di Twin Peaks per Lynch) a fasi di sperimentazione e metamorfosi, sempre alla ricerca di nuove strade da percorrere.
Un’altra spiegazione, legata invece ai prodotti artistici, prende spunto dalla comune volontà di addentrarsi,servendosi di note e immagini di grande impatto, nei territori più reconditi dell’immaginazione costringendo l’ascoltatore- spettatore a cercare nuovi significati, nuove suggestioni da ricollegare alle proprie esperienze
In definitiva un’opera estrema, sperimentale, lontana da dinamiche commerciali e vicina agli ultimi lavori di Lynch e che allontana, forse definitivamente, i Duran Duran da uno scenario puramente pop e di facile assimilazione.

Tags:cinema,duran duran,lynch Next post

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