Respira! Saltai, ruzzolando a terra e ferendomi le mani.
Alzai lo sguardo al mio inseguitore e riuscii a scorgere la sua casacca verde chiaro tra l’erba, l’andatura rapida e nello stesso tempo priva dell’irruenza che mi animava. M’inseguiva con un’armonia aliena. Respira!
Correvo senza capire neanche dove stessi andando, ma dovevo correre, sentii sibilare una freccia intorno a me, poi una seconda più vicino. Infine una terza, nella scapola.
Il dolore cancella i colori e gli odori, appiattisce ogni altro concetto e comanda su ogni muscolo, mi fermai di colpo: non volevo assaggiare una seconda freccia – Lynn… – il tono era un rimprovero, lo sguardo una cupa contrarietà, la mano che spezzò la freccia per nulla gentile.
– Per la creatrice, Faer! – protestai con voce rotta, il dolore era forte, comandava ancora lui su ogni muscolo e sulla mia voce. Vedevo la donna con tonalità che andavano dal violaceo al verde, più spesso un neutro grigio smorto. Imprecai di nuovo quando mi versò una mezza fiaschetta sulla ferita – Brucia, vero? –
– Dannato sia il giorno, Faer. –
Venni tirata in piedi da una mano forte, di soldato più che fanciulla – Lynn non lagnarti. Una volta a casa ti farò medicare con un unguento della vecchia Teal e non voglio sentire storie sull’orina di vacca! –
Feci una smorfia, quando una manica della mia blusa finì a fare da fascia per la ferita.
– Arco della creatrice, stai ferma! –
Il dolore stava scemando, una parte di me aveva ripreso il sopravvento e seppure a fatica riuscivo a ricordare la richiesta sciocca e insensata che avevo fatto alla matriarca. Faer mi aveva appoggiata, ma a nessuno serviva una della casta delle combattenti che si rifiutasse di combattere, così ero scappata e proprio Faer era stata incaricata di riportarmi indietro.
– Faer cosa mi faranno ora? –
– Col tuo bel faccino? Se sarai fortunata la matriarca ti sottoporrà a una prova, prima di lasciarti andare, altrimenti temo che finirai a fare la serva ai campi, prega di non fare come quella disgraziata che hanno trovato nel burrone: la creatrice non perdona le suicide. –
Tornammo all’accampamento, gli occhi di chi sapeva erano fissi sulla mia ferita, altri vedevano con incredulità Faer che scortava la sua protetta verso la tenda più grande – Mi guardano come avessi un male orrendo! Sto solo compiendo il mio destino. –
– Il destino di una combattente è combattere, non essere sconfitta. – fu l’ultima cosa che disse Faer prima di farmi entrare nella tenda della matriarca. Ringraziai il suo silenzio e la generosità del dolore nel lasciarmi del tempo per pensare, tra una fitta e l’altra.
L’interno della tenda era maleodorante, l’idromele probabilmente caduto a una delle commensali la sera prima dava un sentore dolciastro all’ambiente, mentre il russare della favorita della matriarca era un sottofondo appena udibile – Lynn avresti voluto scappare? –
Fissai la matriarca Sajeekah con uno sguardo spaurito, una lunghissima chioma bionda, braccia possenti e un petto prosperoso che faceva invidia alle nutrici – Matriarca io non… –
– Silenzio! –
Faer si tolse il cappuccio, incrociando le braccia al petto, non disse nulla in mia difesa e probabilmente non mi avrebbe più rivolto la parola. Del resto non potevo più essere la sua protetta, non dopo che mi aveva ferito con una freccia. Digrignai i denti all’idea quando il dolore reclamò di nuovo la mia attenzione, ma restai concentrata nello sguardo iroso della matriarca.
– Sei stata fortunata che Faer si sia offerta per riportarti indietro, una combattente meno capace non avrebbe saputo colpire senza ucciderti. – si avvicinò afferrandomi per la mascella, le sue mani erano morbide e curate, l’esatto contrario di quelle che mi avevano riportato al villaggio – Fuggire dal tuo destino e dal villaggio è un sacrilegio che la creatrice non può avallare, dovrai porvi rimedio. –
– Cosa devo fare? –
Un sorriso comparve sul volto di Sajeekah – Faer ti ha addestrata per essere una combattente, per rimediare addestrerai a tua volta due fanciulle, se vivranno entrambe all’iniziazione lascerai il villaggio per non fare più ritorno. Se anche solo una di loro morirà, seguirai il suo destino. –
Mi voltai a Faer, la paura mi impediva di ragionare correttamente e persino il dolore sembrò ritrarsi. Non ero mai stata brava nel combattimento, figuriamoci addestrare qualcuno a combattere – Non posso. – piansi rivolta all’unica che potesse comprendere il mio cordoglio.
– Dovrai Lynn! –
Venni scortata fuori dalla tenda dalle guardie, ero sola e non potevo tornare in quella che era stata la mia casa fino al giorno della mia fuga, rimasi davanti alla tenda, in attesa che Faer uscisse così da poter chiedere aiuto. Passarono delle ore, prima che la tenda si scostasse per lasciar uscire qualcuno – Faer? –
La casacca verde chiaro era sbottonata, lasciando intravedere le fasciature che servivano a tenere fermo il seno, Faer sembrava stanca e provata da qualcosa di peggiore della morte – Vattene Lynn. –
– No Faer, devo parlarti! –
– Devi farti medicare, se la tua ferita s’infetterà non potrai più tendere l’arco. –
La presi per un gomito. Respira. Il dolore alla spalla prese di nuovo il sopravvento, bloccandomi e annebbiandomi la vista – Sei la mia mentore, aiutami! –
– Ti ho già aiutata! Ho fatto in modo di pagare il debito al posto tuo. –
Rimasi di sasso, non potevo condannare una combattente come Faer al destino che mi avevano riservato, l’unica che aveva sempre creduto in me e che non mi aveva mai abbandonato – No! –
La donna si voltò a fissarmi, aveva lo sguardo arrossato e le mani tremanti – Tu non puoi chiedermi nulla, Lynn! Non sei più una di noi: ho scelto di prendere te come protetta perché sembravi abile, ma sbagliavo, tu sei il mio più grande fallimento, per questo ho chiesto che venissi bandita dal villaggio. –
Deglutii, avevo deciso di scappare perché non volevo diventare una combattente, ma dopo aver visto lo sguardo di Faer mentre mi riportava al villaggio, non volevo più separarmi da lei – Ti prego, io voglio… –
La cacciatrice che era in Faer fece un passo indietro tendendo l’arco, pronta a scoccare una freccia che mi avrebbe uccisa – Vattene! –
Chinai il capo e la lasciai andare. Respira. Piangevo e singhiozzavo come una bambina, perdere l’approvazione di Faer era troppo, entrai nella tenda della matriarca e inginocchiandomi davanti alla sua imponente figura implorai di darmi l’opportunità di dimostrarmi degna, di poter compiere il mio destino come combattente.
Sajeekah mi guardò con aria scettica, grugnì un assenso e con un gesto secco alla sua concubina mi fece portare un corpetto verde chiaro come quello che indossava sempre Faer, segno distintivo delle amazzoni che combattevano – Dovrei rispettare il volere della tua mentore e bandirti, ma vederti affrontare la prova sarà ancora più divertente. Persino più divertente che vedere Faer umiliarsi per te! Domani affronterai una combattente in un duello all’ultimo sangue. Se la ucciderai, allora il debito di Faer sarà pagato. –