Sento il fiato venire meno, pare come
essere immerso negli abissi del grande blu
dove ci entri una sol volta e non esci mai più.
Non comprendo, soltanto m'arrendo
all'evidenza del mio inutile essere, svanisco
indaffarato ad apparire, impegnato a gareggiare
e dopo il podio ottenuto, gioire.
M'arrendo si, m'arrendo perchè, m'arrendo affinchè...
Ormai niuno più ascoltarmi può, solo il mio supplizio
a saziarmi avrò. Il veleno entra in circolo vizioso, ozioso, odioso, fangoso.
Palude putrida la mia patria ormai,
acque purulenti che dissetano il mio palato
fitte malevoli mi strozzano l'anima ormai scura.
Affogo con il mio giogo perchè tale è
l'imprescindibile sostanza di una terribile speranza.
Attendo il compiersi degli eventi, impavido affronto
il mio sentiero declinando ogni mio ultimo pensiero a te.