Ha suscitato parecchio interesse tra i nostri lettori (e non solo) la recente proposta da parte del M5S di un DDL di revisione degli ordini professionali, secondo un modello di tipo anglosassone e, in pratica, l’abolizione del sistema ordinistico attuale (leggi in proposito Riforma professioni, un DDL da M5S e Upial per il modello anglosassone).
Il testo del disegno di legge (scarica qui il testo di presentazione integrale del DDL) promosso dal senatore Pepe del Movimento Grillino è stato sostenuto, tra gli altri, dall’UPIAL e si annuncia una sorta di “controriforma” rispetto al recente d.P.R. 137/2012 che solo l’anno scorso ha gettato le base per una revisione del sistema ordinistico nazionale.
La nostra Redazione ha contattato il presidente dell’UPIAL, ing. Luigi Grimaldi, per chiedergli qualche notizia in più e proseguire il dibattito seguito alla diffusione della notizia
Ediltecnico.it Anzitutto siamo curiosi di conoscere la genesi di questo DDL. Quando è nata l’idea di proporre un modello alternativo agli ordini professionali e da chi è partita?
Luigi Grimaldi. L’idea di questa proposta non ha un chi ma un perché…
Il d.P.R. 137/2012 è sicuramente stato il motivo di una generale insoddisfazione sulla famosa “riforma delle professioni” che di fatto riforma non è stata. Il decreto, infatti, ha semplicemente introdotto nuove norme a quelle precedentemente esistenti senza favorire in alcun modo i professionisti italiani.
Di qui è nata l’idea di proporre una “vera riforma” delle professioni che, ad ampio respiro, dia maggiore autonomia ai professionisti che di fatto fino ad oggi sono sottoposti soltanto ad obblighi e vincoli, talvolta onerosi, che rendono improba l’attività del libero professionista.
Ediltecnico.it Ad agosto entrerà in piena operatività la Riforma delle Professioni disciplinata dal d.P.R. 137/2012, non teme che la vostra proposta, una vera e propria controriforma, possa non trovare sufficiente attenzione nelle sedi deputate a causa della vicinanza dei termini e della situazione del nostro Paese?
Luigi Grimaldi. La nostra proposta è la risposta ad un malcontento diffuso generato proprio dal d.P.R. 137/2012 che ha reso ancora più onerosa una situazione già critica per i professionisti italiani.
Aspettare in silenzio l’applicazione del decreto significherebbe accettare qualcosa in cui non si crede e che non si ritiene giusta. Chi ci governa deve ascoltare la “Base”, dalla quale viene questa proposta, e non può ignorare le richieste che vengono dal Popolo.
Questa nostra proposta favorisce lo sviluppo e l’occupazione, riduce i privilegi ed è uno dei tasselli dell’insieme dei provvedimenti per favorire lo sviluppo economico, occupazionale e sociale; auspichiamo, quindi, che il governo metta stand-by l’applicazione dell’attuale d.P.R. 137/2012 e ne rinvii l’applicazione in attesa dell’esame della nostra proposta per l’apertura di un tavolo di discussione con tutti i soggetti interessati.
Sebbene sappiamo che ci saranno numerosi ostacoli, probabilmente creati ad arte, per intralciare questa proposta di legge confidiamo sul buon senso e sul coraggio di chi vuole veramente cambiare le cose nel nostro paese.
Ediltecnico.it Come hanno reagito gli ordini e i collegi delle professioni tecniche alla vostra proposta? Avete avuto qualche contatto o discussione in merito?
Luigi Grimaldi. Ad oggi non abbiamo avuto nessun riscontro né positivo né negativo dagli ordini a tale proposta, riscontriamo comunque un ampio consenso fra tutti i colleghi che è sicuramente numericamente maggiore di quanti si dichiarano contrari alla proposta senza accettare confronti.
Ediltecnico.it Entriamo nel merito della riforma proposta nel DDL. Si chiede l’abolizione degli ordini e l’istituzione di associazioni di privati a cui liberamente è possibile aderire. Non si rischia una moltiplicazione di soggetti nell’ambito delle professioni tecniche e, in definitiva, un indebolimento del potere di lobby dei tecnici nei confronti degli altri interlocutori?
Luigi Grimaldi. Oggi gli ordini/collegi hanno compiti istituzionali di vigilanza ed autogoverno e di un supporto marginale all’esercizio della professione mentre le libere associazioni, secondo la proposta, avrebbero solo un compito aggregativo, di orientamento e di reale supporto all’attività dei tecnici fungendo da catalizzatore professionale. Va ribadito che l’iscrizione alle associazioni sarebbe libera, spontanea ed assolutamente facoltativa; il tecnico potrebbe non essere iscritto ad alcuna associazione e poter comunque esercitare la professione, per il cui esercizio basterebbe semplicemente l’iscrizione al registro della specifica professione che avverrebbe solo dopo il superamento dell’esame di stato.
In questo modo si realizzerebbe la reale liberalizzazione nel settore delle libere professioni a vantaggio dell’intero sistema economico-sociale. Inoltre tale sistema non creerebbe, come paventato in alcune critiche al progetto, il moltiplicarsi di centri di potere; le associazioni non avrebbero tale veste ma dovrebbero semplicemente costituire uno strumento in più per il professionista e per l’espletamento della sua professione.
Il professionista resterebbe “libero” e le sue scelte incondizionate.
Ediltecnico.it Altro argomento spinoso è quello dell’assicurazione obbligatoria, che voi avete proposto di abolire. Da un lato c’è chi applaude alla iniziativa. Altri, al contrario, parlano della necessità di dotarsi di un’assicurazione RC professionale, come strumento di tutela, non solo del professionista, ma anche della collettività. Come risponde a queste critiche?
Luigi Grimaldi. Chi ha parlato di abolire l’assicurazione professionale?
La nostra proposta mira a dare la libera scelta al professionista se dotarsi di assicurazione professionale valutando caso per caso ed a seconda dei profili di rischio; bisognerebbe garantire, inoltre, ai giovani che si iscrivono per la prima volta che non trovino in essa un elemento di sbarramento. Altro spinoso problema è quello che i professionisti sarebbero trasformati, inevitabilmente, nel bersaglio di speculazioni provenienti sia dalle lobi delle assicurazioni sia dai committenti “furbi” inclini a pratiche poco trasparenti.
Ediltecnico.it E come la mettiamo con le competenze professionali e per i titoli?
Luigi Grimaldi. Secondo il DDL le competenze resteranno invariate così come sono ad oggi e saranno garantite dal superamento dell’esame di stato e dall’iscrizione al registro di competenza.
Per quanto attiene ai titoli professionali resteranno gli stessi per gli iscritti ai collegi mentre per i laureati di primo livello si avrà l’abolizione dell’aggettivo iunior e adozione di un titolo generico per i laureati, con percorso accademico della durata di 3 anni, e di titolo magistrale o specialista per i laureati che hanno acquisito una laurea specialistica o magistrale e per i laureati con un percorso di studi quinquennale previsto dagli ordinamenti precedenti al d.m. 509/1999 (ad es. il laureato in ingegneria potrà ottenere il titolo di ingegnere, mentre il laureato magistrale in ingegneria potrà avere il titolo di ingegnere magistrale o specialista). Sulla questione del titolo si è espresso con sentenza n. 1473/2009 il Consiglio Di Stato, nella quale ricorda come su tale questione si fosse già espresso, il Consiglio di Stato stesso “Sezione consultiva per gli atti normativi”, con parere espresso nell’Adunanza del 21 maggio 2001, che, nella parte relativa al titolo professionale da riconoscersi agli iscritti alla sezione “B” dell’Albo, in relazione all’ipotesi di “aggiungere l’aggettivo iunior al titolo usato per gli iscritti nella sezione A”, così argomentava: “una soluzione del genere lascia piuttosto perplessi, in quanto – nell’uso comune – l’appellativo iunior, serve normalmente a distinguere, nell’ambito di una stessa classe, livelli di anzianità progressivi ai quali corrisponde una diversa esperienza professionale”, stabilendo infine che tale aggettivo è formalmente non rilevante per la distinzione dei due livelli professionali.
Inoltre le attuali regole deontologiche la cui verifica e rispetto non sarebbe più controllata dagli ordini/consigli di disciplina ma demandata alle funzioni della normale giustizia ordinaria auspicando che il legislatore provveda alla creazione di un codice delle professioni che regolamenti meglio e più dettagliatamente la materia.
Ediltecnico.it Come l’assicurazione obbligatoria nel d.P.R. 137/2012 si introduce la formazione continua, come si pone in proposito il vostro DDL?
Luigi Grimaldi. La formazione continua professionale è un dovere del professionista sancito dalla deontologia; il professionista sa bene di non poter accettare incarichi per i quali non ha la dovuta competenza.
Quindi resta all’autonomia del singolo professionista adottare le azioni formative idonee al proprio aggiornamento professionale. Pertanto ci sembra fondato rimarcare il diritto alla scelta ed alla non obbligatorietà di azioni formative imposte per legge.
Tale concetto viene ribadito dalla Corte di Giustizia Europea con la Sentenza del 28 febbraio 2013 che conferma tale assunto lasciando libera scelta al professionista sulla formazione e sull’ente formatore da scegliere.
Auspichiamo che anche altre associazioni e sindacati di categoria vogliano unirsi a noi per portare avanti una giusta rivendicazione affinché le nostre professioni diventino finalmente “libere”. Chiunque voglia contattarci può farlo inviandoci una E-mail a: upial@libero.it
Intervista a cura di Mauro Ferrarini