RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
“E’ arivat’ pensece” è un’espressione dialettale perugina usata quando qualcuno suggerisce in extremis una soluzione affrettata e banale per risolvere un problema complesso, magari creato da lui stesso. Questo dovrebbe essere lo slogan del PD
perugino per questo assurdo periodo pre-elettorale.
Fra gli iperbolici progetti, le pompose inaugurazioni e le dichiarazioni di buoni intenti, è spuntata una proposta che ha il sapore amaro della beffa, tanto per gli addetti ai lavori, quanto per i normali fruitori della vita notturna del centro storico.
Si Tratta della proposta del consigliere Tommaso Bori, giovanissimo rampollo del PD, sui nuovi parametri per l’attribuzione di “licenze di pubblico spettacolo con attività connsesse al ballo” ai locali notturni del centro storico. Il testo approvato dalla Commissione Bilancio e in discussione in Consiglio Comunale il 10 marzo, prevede delle norme sull’impatto acustico, sulla sicurezza e una patente a punti di buone prassi di gestione che, se rispettate, garantirebbero la tanto anelata licenza. Fin qui tutto sembrerebbe plausibile e motivato dalle migliori intenzioni di riportare un po’ di vita in un centro sempre più deserto, quando non ci sono eventi.
Se non fosse che questa lodevole proposta arriva a due mesi dalle elezioni da uno dei consiglieri di quell’amministrazione che ha segnato il processo di decentramento e dequalificazione delle attività vitali del centro storico, quali sono i locali notturni, che è difficilmente invertibile.
Forse Tommaso Bori non c’era o non se lo ricorda, ma la sua amministrazione dalla fine degli anni ’90 ha sostenuto una vera e propria battaglia contro quegli imprenditori che rischiavano fondi e fatiche nella cultura della notte, a suon di multe, chiusure forzate e revoche di licenze. Tutto è iniziato con la chiusura dell’Ex Cim e dell’Ex Saffa, storici spazi per la contro-cultura, passando per i locali storici quali il
Domus e lo Zoologico, fino ai casi più recenti che evitiamo di citare perchè interessati da controversie ancora attive. Nel mentre che in centro si perpetrava questo rastrellamento, in periferia esplodeva il fenomeno dei nuovi locali da ballo o per musica dal vivo: non più discoteche da migliaia di persone, ma club o pub da poche centinaia di presenze, magari gli stessi che un tempo si trovavano in centro e che oggi sono costretti in un capannone di una zona industriale.
La storia dei locali notturni si affianca a quella dei negozi e delle attività artigianali, e in questi giorni vedere la nostra piazza monumentale vuota alle 9 di sera è sconfortante ma sintomatico di quale sia stata la volontà dell’amministrazione, fin dal primo mandato Locchi a quello attuale di Boccali: gonfiare le periferie, nuova
frontiera della speculazione edilizia, togliendo al centro della città i connotati di ambiente sociale aggregativo, tutelando occasionalmente i pochi residenti resistenti.
In questo percorso ventennale l’amministrazione ha attuato uno strategico “divide et impera” in cui si favorivano alcuni, gestori o associazioni culturali, per poi penalizzarne altri, magari meno allineati alle direttive dell’amministrazione. La situazione attuale è quindi una lotta fra quegli imprenditori che si ostinano ad investire ancora nell’acropoli e che si contrastano l’un l’altro per cercare di garantirsi un mercato ormai misero, invece di fare sistema.
A questa strategia si affianca quella complementare di aver creato figli e figliastri a cui elargire clientelarmente benefici. E’ il caso noto della Terrazza del Mercato Coperto gestita nella stagione estiva dall’ARCI, per un affitto ridicolo di € 800, che a sua volta ne appalta la gestione del bar a privati per € 25000, lucrando celatamente su un bene pubblico. O ancora è il caso del 110 Caffè, di proprietà dell’ADISU di Maurizio Oliviero, che è stato agevolato nel suo programma notturno predisponendo addirittura una deroga al Piano economico commerciale del centro storico (Delibera CC 120/2013) che, magicamente, sembra collocare fuori dal centro un locale con vista su Porta della Conca, aggirando così le restrizioni sull’impatto acustico.
“E’ arivat’ pensece” quindi, e con grande ipocrisia Tommaso Bori sembra voler far capire che qualcosa si stia facendo per il centro storico, svuotato dai suoi colleghi di partito.
In verità il problema dei locali notturni del centro storico deve essere affrontato in maniera sistematica e condivisa, attivando agevolazioni fiscali per chi alimenta la cultura , prevedendo quartieri culturali e commerciali, come esistono in ogni città, dove la sinergia degli operatori, con regole giuste uguali per tutti, possa ricreare il fermento degli anni passati. E’ tempo che Perugia risuoni nelle sue vie di vita nuova, perché le potenzialità creative e il contesto di una città così bella non vadano sprecate.
Il
Movimento 5 Stelle di Perugia incontrerà i gestori dei locali notturni per ascoltare le loro istanze e integrarle nel proprio programma, dando prova di come si fa democrazia diretta.
MoVimento 5 Stelle Perugia