LE BICICLETTE A DISPOSIZIONE DELLA CLIENTELA
“Quelle bici si possono usare oppure….?” Inizia sempre così, con una richiesta timida, quasi timorosa. Ti aspetti che colui/colei che l’ha pronunciata usi la stessa prudenza e la stessa attenzione anche una volta saliti in sella.
Potrebbe sorprendervi sapere cosa è capace di fare la gente con biciclette in prestito gratutito. E non sto parlando soltanto di ragazzini scapestrati.
Da quando abbiamo deciso, come molti altri alberghi, di dotarci di un parco biciclette a cui i nostri clienti possono accedere liberamente e senza alcuna spesa, abbiamo scoperto il lato più oscuro delle persone, il Mister Hyde che si nasconde dietro le fattezze del Dottor Jekyll.
Credo che gli albergatori romagnoli si siano irrimediabilmente avviati sulla via che conduce all’autolesionismo. Hanno sviluppato una sensibilità masochistica che usano soprattutto verso se stessi.
Non potendo aumentare i prezzi, per non tradire lo spirito e la sostanza della tradizione turistica romagnola, vi includono tutte le opzioni possibili tra le quali, appunto, l’uso delle biciclette.
Il nostro parco bici è molto limitato: 6-8 pezzi messi insieme utilizzando vecchie biciclette sistemate alla meglio, biciclette trovate o regalate da chi non le usa più o biciclette nuove omaggio di fornitori e rappresentanti. In rari casi ci siamo spinti fino all’acquisto di esemplari nuovi e solo perché erano in offerta a prezzi d’occasione. Non che non si abbia mai pensato di ordinare ex novo un certo numero di bici, personalizzate e adatte all’occasione, ma le esperienze di questi anni non sono state molto incoraggianti in tal senso. Conosco colleghi che hanno una flotta a pedali di decine di pezzi, anche 60-70! e sono arrivati sull’orlo della pazzia.
Tanto per cominciare, le bici non bastano mai. C’è sempre qualcuno che rimane senza o che lamenta che quella tale bicicletta non c’è ( e pensare che si trovava così bene con essa! Le altre proprio non riesce a portarle).
L’altezza della sella è sempre troppo bassa o troppo alta; le gomme troppo sgonfie (e qui mi tocca intervenire di persona pompando aria nei copertoni quando fuori c’è una temperatura e un clima tropicale).
E i fanali? Quelli alimentati con la dinamo non vanno perché, chissà come, la dinamo è rotta (quando solo pochi giorni prima era integra). Così ci tocca munirci di una buona scorta di dispositivi luminosi a batterie.
Ogni bicicletta deve essere munita di almeno una catena di sicurezza, tuttavia questo non mette al riparo dalle brutte sorprese: in un caso, durante la Notte Rosa, due nostre biciclette erano state legate insieme ma sono state rubate lo stesso.
Altre due sono sparite davanti all’hotel, che fossero bloccate o meno dalla catena.
In altri casi, come è successo quest’anno, i clienti partono in bici e tornano a piedi e poi giurano che, assolutamente, hanno consegnato i mezzi nelle nostre mani!
Poi ci sono i danni materiali: ruote sfondate (bucarle soltanto sarebbe troppo facile….), raggi spezzati, pedali rotti, freni saltati, sellini divelti o squarciati, catene ballerine, cambi scassati. E non alla fine della stagione ma nel giro di una settimana. Con quello che spendiamo ogni estate in riparazioni potremmo comprarci tre biciclette all’anno.
Io non so cosa scatta nella testa delle persone quando poggiano il sedere su una bici data in uso gratuito. E mi domando come trattino le bici proprie, a casa loro. Non credo che le mandino al massacro come fanno qui. A meno che siano convinti che ogni eventuale danno sia coperto dalla cifra ridicola che pagano per soggiornare in hotel, con annessi e connessi.