Poi ho cominciato a leggere Il turista nudo di Lawrence Osborne (Adelphi), un libro che, lo dico subito, fin dalle prime pagine mi sembra promettere molto. Ed ecco il dubbio come un macigno:
Il turismo ha generato un rispettabilissimo numero di attività subordinate. Tour operator, albergatori, guide, direttori di resort, naturalmente, ma anche quegli esseri che è uso definire, con un'etichetta a dir poco lugubre, "scrittori di viaggi". La cultura tecnocratica preferisce infatti far seguire la qualifica di "scrittore" da un aggettivo, a garanzia del fatto che l'individuo in questione non è un ciarlatano, cioé un povero disgraziato con una sua voce, e soprattutto non è, orrore degli orrori, uno scrittore e basta. Il bello è che "scrittore di viaggi" lo si diventa d'ufficio, appena pubblicato un rigo avente per oggetto una città straniera
Dubbio, allora: abbiamo davvero bisogno degli "scrittori di viaggio"? Voi che ne pensate?