In fondo so poco dell'Olanda, oltre i soliti luoghi comuni, tulipani, zoccoli e mulini a vento. Soprattutto è piuttosto complicata la sua storia e diverse cose mi sono sempre tornate poco.
Non che non abbia provato a saperne di più. Per un bel pezzo di storia l'Olanda è stata sotto gli spagnoli: e già questo, insomma, non è facile da capire. Mi suona come se la Svezia per un paio di secoli avesse sventolato le sue bandiere in Italia. Non mi è chiaro quando gli spagnoli abbiano accettato di lasciare l'Olanda agli olandesi. E mi sembra che grande sia la confusione anche sui nomi che volta volta sono stati adoperati. Per dire, mi pare che non sempre Olanda e Paesi Bassi siano stati sinonimi.
A un certo punto, poi, si comincia a parlare di Province Unite, che però tante unite non sono, perché c'è un Sud e un Nord, con i protestanti da una parte e i cattolici dall'altra.
E c'è una guerra che oppone le Province all'Impero su cui non tramontava mai il sole. C'è un personaggio, Guglielmo il Taciturno, che a me sta simpatico a pelle proprio per il suo soprannome e che zitto zitto fa vedere i sorci verdi ai più poderosi eserciti.
Insomma, la squadra di dilettanti batte a sorpresa il Real Madrid. E non rammento trattati e dichiarazioni di indipendenza, ma in questo caso la storia è davvero come una partita di calcio, dove non sempre segna chi domina.
Però il bello comincia dopo, con questo paese abitato da un milione e mezzo di persone, con questa terra sbattuta dalle acque e dai venti settentrionali, in pericolo a ogni alta marea.
In una manciata di anni, quando forse non ha ancora inteso cosa sia e che posto abbia nella geografia d'Europa, l'Olanda si candida a potenza mondiale. E lo diventa, per almeno gran parte del Seicento: il Secolo d'Oro.
(da Paolo Ciampi, L'Olanda è un fiore, Ediciclo)