E francamente bisogna ormai usare gli anti emetici ogni volta che dal mondo dei media si alza questa ipocrita attesa in una palingenesi di Silvio di cui si prefigura l’imminente trasformazione da affarista senza scrupoli in statista. E’ ormai una simpatica tradizione della stampa italiana ricorrere a questa leggenda tutte le volte che l’uomo appare inadeguato a governare l’incubo che ha creato. Il colpo d’ali è’ come l’immancabile pezzo sulla bianca visitatrice quando nevica, ma ormai è chiaro che sarebbe più facile trovare il Santo Graal nella cucina di un self service.
E infatti con buona pace di chi nutre speranze farisaiche, ma ben pagate, il colpo d’ala, previsto ieri sera nel salotto di Vespa, si è risolto in un bignami del berlusconismo più becero, in una collezione di chiacchiere maligne e vuote, di vittimismo fasullo, in un discorso da bar dopo troppi campari. In ricatti e avvertimenti in stile mafioso, in parole che nel resto del mondo sarebbero considerate disonorevoli per chi le pronuncia.
Chi vota a sinistra è senza cervello, se Napoli non eleggete il camorrista allora niente aiuti dallo stato, tutta l’informazione mi è contro, se perdo è colpa dei candidati: il Paese in un momento drammatico è costretto a sentire i discorsi mentecatti di chi lo ha ridotto in questa condizione. Il grande nulla. E ancor peggio l’incenso repellente dei sacerdoti del tempio che mentre adorano si preparano a succedergli sulle rovine del Paese, i Tremonti, i Sacconi, i La Russa, i Formigoni, persino quel ruba galline di Scajola. Con il relativo seguito di comunicatori.
Non ci sarà nessun colpo d’ali che ci risollevi da questo fango che prende alla gola, dalle sabbie mobili: si può sperare solo in colpo.