L’avevo scritto che avrebbero cominciato a riscrivere la Costituzione, ma l’avevo scritto “cazzeggiando”, a mo’ di sfottò, invece, questi lo fanno davvero e vorrebbero iniziare proprio dall’articolo 1, cioè da uno dei più belli, non solo dal punto di vista giuridico, ma “estetico”; sì, dico proprio estetico: sembra essere stato scritto non da un costituzionalista, ma da un poeta, un poeta del diritto. Ascoltatene gli accenti, il ritmo, la melodia:
L’Italia è una repubblica democratica,
fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo,
che la esercita nelle forme
e nei limiti della Costituzione.
Sentite le segrete assonanze, le allitterazioni. Forse, a scrivere queste parole è stato qualche costituzionalista ispirato da un giovane Poeta, chissà un Goffredo Mameli dei tempi moderni! Ascoltatene la musicalità, l’essenzialità: non c’è una sillaba in più o una sillaba in meno, e il contenuto aderisce perfettamente alla forma. S’avverte, dietro ognuna di queste parole, la profonda meditazione, il dibattito, la limatura. E il tutto per arrivare alla semplicità della comprensione, alla dissipazione di ogni forma di ambiguità. La forma è limpida, cristallina come le sorgenti d’acqua pura.
Andiamo al presente, a questo presente che non passa. Negli scorsi giorni, a Montecitorio, un certo Ceroni presenta una proposta di revisione di quest’articolo che dovrebbe recitare così: "L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e sulla centralità del Parlamento quale titolare supremo della rappresentanza politica della volontà popolare espressa mediante procedimento elettorale".
No, no, non voglio entrare nel merito, non ne avrei neanche la competenza. Voglio giudicare questa articolo da poeta. Cosa noto di strano? Il linguaggio da burocrate, sì, il linguaggio di chi è abituato a scrivere quelle circolari ingarbugliate che vengono emanate dai dipartimenti ministeriali, o quegli striminziti e capziosi verbali ch'escono alla fine delle riunioni condominiali, dai quali non si capisce un tubo, dove ognuno può leggervi ciò che vuole. E poi s’avverte un linguaggio privo di qualsiasi accento ispirato, un linguaggio improvvisato, estemporaneo, zelante, che tradisce la voglia di mettersi in luce nei confronti del capo, di mettere in imbarazzo le altre cariche istituzionali, un linguaggio che non viene neanche sfiorato per un attimo dal dubbio di star facendo un danno al paese, a chi lo abita, a chi ci vive. È, come si direbbe, na’ bella penzata. Sai che c’è siccome oggi non tengo da fare granché mi metto a riscrivere l’articolo primo della costituzione italiana, faccio na’ bella improvvisata, e che ci scrivo? Che l’Italia è sì na’ repubblica, epperò il titolare di sta repubblica dev’essere il Parlamento che rappresenta la volontà popolare epperò sta volontà dev’essere espressa mediante procedimento elettorale. Chiaro, no?
Chiarissimo. Ah!, a proposito, “titolare” nel linguaggio giuridico vuol dire “Soggetto legittimo di un rapporto di una proprietà”. Voglio suggerire all’onorevole Ceroni questa piccola modifica:
«L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e sulla centralità di Silvio Berlusconi quale titolare supremo della rappresentanza politica della volontà popolare espressa mediante procedimento elettorale". Secondo me, acquisterà più meriti e molti più punti (un posto da sottosegretario, nel prossimo "rim-pastone" non glielo negherà nessuno!) se la prossima volta presenterà questa proposta di modifica. In fondo, esprime meglio quel senso di titolarità accampato nell’articolo di revisione costituzionale! E, infine, qualche assonanza c'è pure, non vi pare?
Ma da quando i segretari delle riunioni condominiali scrivono articoli costituzionali?
Creato il 20 aprile 2011 da Bruno Corino @CorinoBrunoPossono interessarti anche questi articoli :
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