Succede sempre così ed è successo anche stavolta: all’uscita dalla caserma dei carabinieri dell’auto che portava in carcere il presunto assassino di Yara Gambirasio, in mezzo alla folla dei curiosi e dei giornalisti, si sono alzate le grida scomposte del solito gruppetto zelante di prefiche del giustizialismo da bar. Il fatto stesso che questi scioperati con la bava alla bocca non abbiano scrupoli nel trasformare un momento decisivo di un grande dramma in una becera manifestazione di insulti dimostra che il dramma non l’hanno vissuto. Un dolore vero, o una partecipazione non affettata, creano sempre un sentimento di pudore nei confronti di tutti i protagonisti, anche quelli negativi, di una vicenda tragica. Chi si abbandona alla volgarità, invece, non ha paura di svilirla. Per costui l’arresto dell’infame è solo un’occasione per sfogare senza pudore il suo protagonismo farisaico, per sentirsi rozzamente migliore degli altri: in breve, è una forma di sciacallaggio.
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