La Veronica di Bisanzio. (con nuovo ciuffo)
Miei amati,
per questo post serio ho preso spunto da due video, uno di Posh Venus e uno di Marta-Barbie Xanax, il primo che tratta dell’argomento stage e stagisti, il secondo delle collaborazioni aggratis.
Secondo Posh Venus, non sbagliano le aziende a proporre stage gratis ma chi li accetta. Penso che questo sia parzialmente vero, poiché qualche fortunello tramite stage è riuscito in seguito a collaborare con l’azienda e addirittura a trovare lavoro. Certo, sarebbe MERAVIGLIOSO se le aziende ti rimborsassero almeno le spese ma purtroppo in questo triste mondo malato, quest’è. A volte ci troviamo costretti a fare stage perché non c’è veramente nient’altro da fare e quindi meglio lavorare aggratis che frustrarsi a casa. Il vero discorso, secondo me, è riuscire a trarre profitto dall’esperienza di stage e non rimanere con le mani in mano a scaldare la sedia, cosa non semplice ma possibile.
Devo dire di aver lavorato bene (più o meno) in tutte gli stage che ho fatto e francamente li rifarei, perché sono stati delle belle esperienze. L’unica episodio davvero negativo che non dimenticherò mai perché è una cosa davvero schifosa, fu quando, al termine di uno dei suddetti stage, fu offerto un contratto di collaborazione all’unico stagista che non era giornalista (veniva dalla facoltà di Scienze Politiche e non da una scuola di giornalismo come gli altri). In seguito mi spiegarono che era una manovra per evitare che noi “giornalisti” ci rivolgessimo in futuro al sindacato o cose del genere… insomma una vera cazzata, un giornale che non fa lavorare i giornalisti, vi lascio immaginare.
In conclusione, dico sì a gli stage (anche gratis) purché fatti bene… e brevi.
Sul lavoro aggratis invece sono categorica: NO. Primo perché un lavoro non retribuito non è lavoro, secondo perché spesso in queste situazioni vieni anche trattato come lo scemo del villaggio che appunto “lavora senza essere pagato”: oltre al danno pure la beffa. Bisognerebbe davvero rifiutarsi di fare queste cose anche se mi rendo conto che per uno che rifiuta, ci sarà sempre qualcun’altro che accetta, quindi arrestare questo fenomeno mi pare praticamente impossibile.
Che poi, io mi domando: perché è così complicato ribellarsi in blocco a queste logiche perverse del lavoro aggratis? Perché non li mandiamo tutti sonoramente a quel paese? Perché c’è sempre e dico sempre qualcuno che alla fine accetta di lavorare senza essere retribuito?