Sono appena rientrato dalla chiusura settimanale del corso, ma facciamo un passo indietro.
Dalle emozioni che si erano manifestate nei primi 10 giorni, con il passar del tempo e il succedersi di diversi docenti (uomini e donne, sordi e non) si è creato una normale frammentazione del gruppo allievi, determinata dalle capacità di apprendimento, età, esperienze pregresse e probabilmente situazioni di disagio.
Io non sono più il tal personaggio e anche per me le persone assumono caratteristiche diverse. Le giovani donne vanno viste come figlie, le quarantenni come donne con compagni e …basta.
Quando ho detto che mercoledì erano le ceneri, ma molte son vegetariane, mi hanno ascoltato un paio ma per cortesia.
Nessuna tradizione o credo religioso oggi è parte preminente del vissuto, si va in Chiesa anche in discreto numero ma non è argomento degno di attenzione.
Non ho figli piccoli, ne acquisti da fare e per mangiare ho i miei 2 pezzi di pizza per i 2 euro quotidiani e così il mangiare per me è uscire dal gruppo e andare in pizzeria e alla lunga è uscire anche dalle relazioni.
Un docente ci ha bucati dentro collegando l’ascolto della musica ai segni, ma erano segni a specchio con poca nostra consapevolezza, ma che piacere ondeggiare, esprimere con le mani qualcosa che vibrava nelle orecchie.
Orecchie è qui la demarcazione….sono gli occhi, oltre che i ritmi delle dita (le mie anchilosate e scoordinate) ad essere la loro arma e mi accorgo cosa non vedo e potrei vedere.
Certi docenti si comportano come se fossimo a scuola (forse sono in torto io dovendo prendere una qualifica, ancorchè ricadente nella 845/78 leggete bene del 1978). Avranno pure modificato qualcosa ma è lei ancora la regina legislativa della formazione professionale. Possibile che la formazione che è il perno dell’innovazione, sia retta ancora con uno scenario di 36 anni fa?
Il corso è disomogeneo per età, competenze, obiettivi , esperienze pregresse e sentire la parola bocciato mi ha fatto una certa impressione.
La comunità dei sordi deve, a mio avviso, investire su questa formazione, ma diventare “amica” di noi eterogenei allievi e solo con la loro pazienza e voglia di conoscerci e comunicare (dobbiamo entrare in sintonia, io ho sempre visto e ascoltato, senza rendermene conto di queste azioni) forse potremo ampliare i loro diritti e migliorare il nostro apprendimento.
Avete capito che dopo 120 ore su 550 sto perdendo qualche architrave…ma “memoria” è la parola che ho ascoltato con più frequenza quotidiana e per tanti motivi, la mia è modesta.