"hai sentito che il gino si è sparato l'altro giorno? ma dai?!? e com'è? ma che un lo sai che l'era un culo? l'han pestato per strada anche du giorni prima, che faceva il porco all'angolo con quell'invertito del mauro e pare che un l'abbia presa bene bene perchè sta volta gli han spaccato i denti sembra così faceva meglio i pompini ah ah ah e insomma s'è sparato. ma dai? avevo letto che gl'era di un problema di denaro e che su padre un lo voleva più aiuta pe i debiti.. ma quali debiti che quello con le marchette tirava su più del su babbo operaio, no no il padre non lo voleva pù vedere perchè era frocio." questo era il tenore tipico di un discorso sul suicidio di un omosessuale nella mia giovinezza toscana, e lo si sarebbe sentito tranquillamente all'angolo della strada, senza paura di passare per uno ristretto di vedute.eppure oggi sono tanti di più i giovani che si identificano come gay e che alla fine si suicidano per un bullismo scolastico che in confronto a quello che un qualsiasi nerd come me ha subito nella sua infanzia sembra la festa di san pancrazio. io che ero grassa e che leggevo molto ero trattata alla schiera di un cane ringhiante, ero derisa, ero presa per il culo ogni santo giorno della mia vita in cui entravo a scuola, ho addirittura ricevuto il battesimo di una cartella zeppa di libri in piena testa dal terzo piano della scuola che frequentavo, eppure non mi sono mai suicidata, magari ci ho anche pensato ma non l'ho fatto, e con me non l'hanno fatto la mia compagna di classe lunga come una giraffa, l'altra mia compagna grassa come una donna cannone, non l'ha fatto il tipo brufoloso della prina E ne il quattrocchi della quinta che andava in giro che pareva che una gallina avesse il nido sulla sua testa. non lo facevano quelli dell'agraria che chiamavamo zolle e usavamo per il lancio di bulloni, e nemmeno quelli dello scentifico che venivano salaccati di botte ogni volta che si faceva ginnastica al campo Zaoli.insomma quello in definitiva che voglio dire è che vedo queste nuove generazioni, così deboli, incapaci di sopportare alcunchè si opponga alla loro strada, come se la fragilità che hanno dentro fosse diventata un cristallo esposto invece che un uovo custodito nel proprio interno. è come se non avessero ricevuto suffichente forza nella loro infanzia, che li possa aiutare ad affrontare il mondo, e questo li porta ad essere infranti al primo scontro che hanno. ma il mondo è cattivo. è cattivo per tutti ed è per questo che le famiglie ci devono preparare ad affrontare la giungla che c'è fuori dandoci la sicurezza dentro. quello che appare ai miei occhi, invece, è una schiera di giovani a cui manca un cuscino di atterraggio dietro la schiena, come se non sapessero che comunque vada c'è un porto sicuro. e il porto sicuro non lo dà il genitore che scusa ogni suo capriccio. io se tornavo a casa con una nota ricevevo una strigliata tale che avrei preferito una bella sculacciata altro che prendersela con l'insegnante che non capisce, ma se qualcuno mi avesse fatto male, male veramente o mi avesse minacciato, non avrei nemmeno dovuto dirlo io a mia madre, non so come facesse ma sapeva sempre quello che mi succedeva durante la giornata, perchè lei sarebbe stata li per me, a consolarmi se ce ne fosse stato bisogno, a spronarmi in ogni caso, a darmi sicurezza. e di fronte al bullismo allora eri spinto a dimostrare che tu eri più intelligente e forte di quei deficenti che non avevano nulla di meglio da fare che prenderti in giro. eri spinto a rispondere, a resistere, a farti le ossa.sapevo che in famiglia c'erano delle regole da rispettare, regole ferree che non avevano momenti di dimenticanza, ma sapevo anche che qualunque cosa avessi fatto, detto o pensato la mia famiglia, se avevo ragione, mi avrebbe supportato altrimenti mi avrebbe spiegato in cosa sbagliavo e mi avrebbe aiutato ad andare avanti: comunque mi avrebbe acettato per quella che ero. forse è proprio per questo che io ho potuto superare tante difficoltà nella mia giovinezza e che oggi tanti giovani invece non ci riescono: non sentono di essere supportati a sufficenza ed appoggiati nelle loro scelte, non giustificati in ogni errore ma spinti verso il miglioramento.ma qui si dovrebbe aprire un altro capitolo su come si devono educare i figli, ci vorrebbe ben più di un post, e mi spiace dirlo, ma io che non ho figli sono sicura di saperne molto di più di alcune che conosco e che i figli ce li hanno ma non sanno proprio educarli.e qui chiudo.
"hai sentito che il gino si è sparato l'altro giorno? ma dai?!? e com'è? ma che un lo sai che l'era un culo? l'han pestato per strada anche du giorni prima, che faceva il porco all'angolo con quell'invertito del mauro e pare che un l'abbia presa bene bene perchè sta volta gli han spaccato i denti sembra così faceva meglio i pompini ah ah ah e insomma s'è sparato. ma dai? avevo letto che gl'era di un problema di denaro e che su padre un lo voleva più aiuta pe i debiti.. ma quali debiti che quello con le marchette tirava su più del su babbo operaio, no no il padre non lo voleva pù vedere perchè era frocio." questo era il tenore tipico di un discorso sul suicidio di un omosessuale nella mia giovinezza toscana, e lo si sarebbe sentito tranquillamente all'angolo della strada, senza paura di passare per uno ristretto di vedute.eppure oggi sono tanti di più i giovani che si identificano come gay e che alla fine si suicidano per un bullismo scolastico che in confronto a quello che un qualsiasi nerd come me ha subito nella sua infanzia sembra la festa di san pancrazio. io che ero grassa e che leggevo molto ero trattata alla schiera di un cane ringhiante, ero derisa, ero presa per il culo ogni santo giorno della mia vita in cui entravo a scuola, ho addirittura ricevuto il battesimo di una cartella zeppa di libri in piena testa dal terzo piano della scuola che frequentavo, eppure non mi sono mai suicidata, magari ci ho anche pensato ma non l'ho fatto, e con me non l'hanno fatto la mia compagna di classe lunga come una giraffa, l'altra mia compagna grassa come una donna cannone, non l'ha fatto il tipo brufoloso della prina E ne il quattrocchi della quinta che andava in giro che pareva che una gallina avesse il nido sulla sua testa. non lo facevano quelli dell'agraria che chiamavamo zolle e usavamo per il lancio di bulloni, e nemmeno quelli dello scentifico che venivano salaccati di botte ogni volta che si faceva ginnastica al campo Zaoli.insomma quello in definitiva che voglio dire è che vedo queste nuove generazioni, così deboli, incapaci di sopportare alcunchè si opponga alla loro strada, come se la fragilità che hanno dentro fosse diventata un cristallo esposto invece che un uovo custodito nel proprio interno. è come se non avessero ricevuto suffichente forza nella loro infanzia, che li possa aiutare ad affrontare il mondo, e questo li porta ad essere infranti al primo scontro che hanno. ma il mondo è cattivo. è cattivo per tutti ed è per questo che le famiglie ci devono preparare ad affrontare la giungla che c'è fuori dandoci la sicurezza dentro. quello che appare ai miei occhi, invece, è una schiera di giovani a cui manca un cuscino di atterraggio dietro la schiena, come se non sapessero che comunque vada c'è un porto sicuro. e il porto sicuro non lo dà il genitore che scusa ogni suo capriccio. io se tornavo a casa con una nota ricevevo una strigliata tale che avrei preferito una bella sculacciata altro che prendersela con l'insegnante che non capisce, ma se qualcuno mi avesse fatto male, male veramente o mi avesse minacciato, non avrei nemmeno dovuto dirlo io a mia madre, non so come facesse ma sapeva sempre quello che mi succedeva durante la giornata, perchè lei sarebbe stata li per me, a consolarmi se ce ne fosse stato bisogno, a spronarmi in ogni caso, a darmi sicurezza. e di fronte al bullismo allora eri spinto a dimostrare che tu eri più intelligente e forte di quei deficenti che non avevano nulla di meglio da fare che prenderti in giro. eri spinto a rispondere, a resistere, a farti le ossa.sapevo che in famiglia c'erano delle regole da rispettare, regole ferree che non avevano momenti di dimenticanza, ma sapevo anche che qualunque cosa avessi fatto, detto o pensato la mia famiglia, se avevo ragione, mi avrebbe supportato altrimenti mi avrebbe spiegato in cosa sbagliavo e mi avrebbe aiutato ad andare avanti: comunque mi avrebbe acettato per quella che ero. forse è proprio per questo che io ho potuto superare tante difficoltà nella mia giovinezza e che oggi tanti giovani invece non ci riescono: non sentono di essere supportati a sufficenza ed appoggiati nelle loro scelte, non giustificati in ogni errore ma spinti verso il miglioramento.ma qui si dovrebbe aprire un altro capitolo su come si devono educare i figli, ci vorrebbe ben più di un post, e mi spiace dirlo, ma io che non ho figli sono sicura di saperne molto di più di alcune che conosco e che i figli ce li hanno ma non sanno proprio educarli.e qui chiudo.
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