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Ma lo spread non doveva calare? Monti fa flop e la sinistra sogna le poltrone dei ministeri

Creato il 15 novembre 2011 da Iljester

Ma lo spread non doveva calare? Monti fa flop e la sinistra sogna le poltrone dei ministeri

Quando Berlusconi si è dimesso, in piazza gioivano, lanciavano monetine, insultavano, malcelando la voglia di una nuova Piazzale Loreto. Addirittura, Bersani & C. stappavano le bottiglie di champagne, manco avessero vinto le elezioni (poverini!). Insomma, una nottata assurda che ha suggerito – e lo ribadisco anche in questo post – il basso livello di democrazia nel nostro paese e in particolare nelle file della sinistra. Ma l’aspetto più assurdo della vicenda che ha visto naufragare il IV° Governo Berlusconi, è l’idea che sfrattato il Cavaliere “nero” da Palazzo Chigi, il mondo sarebbe tornato normale, bello, pulito, felice, luminoso, con le borse in risalita, i prezzi in discesa, con la libertà in tasca e altre cazzate sinistrate varie. Il vero è che non è (stato) così: Monti non ha fatto il miracolo. Le borse sono ancora depresse, lo spread ha nuovamente sforato i 500 punti, la speculazione è sempre lì dietro l’angolo, e i prezzi al consumo (in particolar modo il prezzo della benzina) sono alle stelle. Insomma, non è cambiato quasi niente rispetto a una settimana fa. E se poi aggiungiamo che il governo dei “tecnici” ci costerà il doppio di quello precedente (circa due milioni di euro in più all’anno), allora è chiaro che il cambio di rotta rischia di rivelarsi non solo inutile ma persino dannoso.
Comunque dicevo che quasi niente è cambiato. In effetti qualcosa di nuovo c’è. Basta leggere i giornali giusti (mica Repubblica), per apprendere che dalle parti del PD, il grande partito “democratico”, quello a cui stanno a “cuore” gli interessi dell’Italia, il sogno è sì quello di soddisfare gli interessi, ma quelli sulle poltrone. Già! Perché nel PD si fantastica di qualche ruolo nel Governo Monti (anche tramite la proposta di “tecnici” d’area). Dico: An vedi ‘sti sinistri? Vengono sempre trombati dall’elettore, eppure eccoli lì a scalpitare per prendersi un pezzettino della torta di Governo “tecnico” che Napolitano ha gentilmente servito loro a gratisse con la scusa della crisi.
Fortunatamente il PDL ha detto niet ai ministri politici. Il motivo è chiaro: o questo Governo è tecnico oppure è politico. E se è politico, deve rispecchiare chi ha vinto le elezioni del 2008, e non chi le ha perse. Ergo, se avessimo voluto un governo politico, Berlusconi si sarebbe dovuto dimettere solo in favore di un uomo del PDL o comunque della maggioranza, diversamente si sarebbe dovuti andare a elezioni, come logica democratica vuole, quella logica che nell’encefalo sinistrato proprio non vuole attecchire.
Ma le novità non sono finite qui. Mentre la borsa cala a picco (anche senza Berlusconi che ci metta le zampine, secondo la teoria del sinistro complottista), e mentre Monti affronta le dodici fatiche di Ercole per comporre una squadra di governo, è scoppiata la pace tra il PDL e FLI. I motivi sono oscuri, ma a quanto è dato sapere Fini ha elogiato il Cavaliere per il suo videomessaggio, gli ha sparato un paio di zuccherini e ha amoreggiato con Alemanno. Insomma, dopo che i finiani sono andati in piazza a esultare per le dimissioni del Berlusca, eccoli lì a fare pciù pciù con i pidiellini. Delle due l’una: o in politica sono tutti una massa di esauriti, oppure sono solo dei grandi attori. È più probabile però che la verità stia nel mezzo, e che Gianfranco Fini stia agendo in modo opportunistico (lo dimostrano gli interventi di Bocchino) per via della sua seconda promessa mancata: quella di dimettersi da Presidente della Camera se Berlusconi si fosse dimesso da Presidente del Consiglio.
In ogni caso, Fini o non Fini, Berlusconi o non Berlusconi, la verità è che siamo tornati indietro di venti o trent’anni. Siamo tornati ai ridicoli governi tecnici, ai governi di unità nazionale, insomma alle ammucchiate (che tanto amano i cattocomunisti e i poteri forti) dove la responsabilità politica è diluita fra tutte le forze politiche affinché nessuna di queste venga additata come responsabile unica delle decisioni assunte, e tutte possano imporre il loro veto se le predette non sono gradite. Il popolo è servito: cornuto e mazziato. Come sempre del resto…

di Martino © 2011 Il Jester 


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