Pare che siano ritornati di moda i Supereroi tipo Uomo Ragno e Capitan America, quelli che gente come me inseguiva sugli albi della Marvel, sempre incerto se sognare o tornare con i piedi per terra. Pare, e allora bisognerà chiedersi perché, bisognerà provare almeno a capire se anche questo è il segno dei tempi.
Vittorio Zucconi ci ha provato raccontando su Repubblica come è nato il primo Supereroe di una lunga serie, quello che in Italia importammo con il nome di Nembo Kid, ma che per il resto del mondo era Superman. E sapete come inizia il suo racconto?
Era l'inverno del grande gelo, quel 1932 nella Cleveland degli altoforni spenti in un'America del Midwest che si era scoperta fragile e vulnerabile, dopo la sbornia degli anni venti. Fu in quella città che rabbrividiva nelle file per la minestra sotto il vento plumbeo dei Grandi Laghi, che due ragazzi neppure ventenni immaginarono l'antidoto al veleno che stava fiaccando la terra dei loro sogni. Non un eroe, ma un supereroe....
Insomma, la Grande Depressione, l'America meno il sogno americano, due ragazzi - Joe Shuster e Jerry Siegel - che già nel nome portano il marchio di un'immigrazione non facile, in un paese che è ancora il paese degli Wasp, i bianchi anglosassoni protestanti. Ed è dalla loro fantasia, dalla loro voglia di sognare un'altra America, che nasce Superman, qualcosa vorrà dire.
Superman è quanto di meno Wasp si possa immaginare. E' ogni Shlomo e ogni Salvatore, ogni Mickey e ogni Ahmed piovuto dalla Galassia sulla terra americana per renderla più forte, più sicura, più America
Sì, qualcosa vorrà dire, se è tornata voglia di Supereroi.