Care e-lettrici e cari e-lettori,
il Pd ha deciso: è tutta colpa vostra. Dei vostri tweet e dei vostri commenti. Siete il «popolo della rete», quello che fa sbagliare (!) i parlamentari con le sue indicazioni. Non ci interessa sapere se abbiate una vita o un lavoro (o non l’abbiate). Ci interessa solo poter dire che i vostri tweet (e anche gli sms) sono eversivi.
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Peccato che i sondaggi – come quello di oggi – avessero indicato che soltanto una percentuale al di sotto del 10% degli elettori del Pd fosse d’accordo per uno schema delle larghe intese e con il Presidente scelto da Berlusconi in una rosa di nomi da noi proposta (da cui è uscito Marini).
No, è tutta colpa dei social network, dell’inadeguatezza (Bindi dixit) dei nuovi parlamentari, che non hanno idee, no, loro guardano solo i palmari e si fanno dare la linea da generici elettori scatenati.
Ora, se c’è qualcosa di palmare, è la falsità di queste posizioni e l’incredibile scarica barile (punto it) che il Pd sta facendo verso i suoi stessi elettori. Lo stesso faranno tra qualche ora per il governo Pd-Pdl: diranno che quelli che non sono d’accordo stanno sulla rete e non vogliono il bene del Paese.
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Quella che non si vede è una via d'uscita in un partito in cui i dimissionari ancora parlano e, pervicacemente ma con inossidabile coerenza, ancora sbagliano dichiarazioni, in un partito in cui si stagliano lunghe lugubri e vecchie ombre là in fondo, e in cui i giovani, di età o di ribalta, paiono già lanciati su binari sostanzialmente divergenti.
Civati, Orfini, Renzi, Barca... tanto per fare dei nomi, quali sono i punti in comune? Ce ne sono? C'è una qualche misera garanzia che l'anima del partito possa ricompattarsi attorno a un nome unico o a un paniere d'idee condiviso?
Francamente, da qui, da uno del popolo della rete, sembra proprio di no.