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Ma quanto e' impegnativo non fare un tubo dalla mattina alla sera? (ok, shoot me now)

Da Sfollicolatamente
Ma quanto e' impegnativo non fare un tubo dalla mattina alla sera? (ok, shoot me now)
Esssi', dai diciamocelo, sono una sciagurata: ma come si fa a lasciare il blog muto per ben DUE settimane?!
E che ne so.
Di scuse non ne ho...il tempo mi e' proprio scivolato di mano, senza che io avessi grandi impegni o un lavoro o un Picco gia' partorito di cui occuparmi.
Niente, non ho fatto niente.
Eppure mi sembra di essere stata cosi presa. Mai stata cosi presa in vita mia.
Ho finalmente pulito casa. Ho addirittura avuto un incontro ravvicinato con il ferro da stiro (questo sconosciuto) e dopo essermici scottata ho anche capito che il suo posto e' nel ripostiglio insieme ai pesetti, al servizio buono della Prozia Arsenico & Merletti, a quel paio di manette di pelo fucsia comprate nel 1995 e mai usate, e alla silhouette cartonata di Shrek, rubata fuori da una nota catena di cinema in una lontana notte di ebrezza estiva da Dear Husband e la sottoscritta (ooh come ci sentivamo Bonnie & Clyde!, vi prego non denunciateci, che ormai sara' anche caduto tutto in prescrizione, dai...)
Poi ho rivisto con calma tanti amici, e ho pure ospitato K., la nostra prima visitatrice dalla Landa di Robin Hood (indi le manovre di pulizia di cui sopra). E quale modo migliore per intrattenerla che una visita al mercato internazionale di mangiume vario, con grandi abbuffate di focaccia ligure (oh.my.god), caldarroste (alla decima manciata mi e' sorto il dubbio sull'igiene delle stesse, ma ormai ahime', era troppo tardi), e falafel. Si, tutte queste cose me le sono mangiate insieme.
Nella stessa seduta.
Per colazione.
Cioe', prima di pranzo, ecco. Per quello abbiamo preso l'auto e siamo andati a farci il giro di 10 cantine alla sagra dell'Inferno & Sassella, e chi e' intenditore intenda...No, io mi sono limitata a documentare fotograficamente la lenta ma inesorabile caduta di K. e Dear Husband nel tunnel dell'alcolismo...magari con qualche sorseggio qua e la, che l'educazione etilica del nostro Piccolo Alpino non va trascurata, nevvero?!
E poi mi meraviglio di quanto peso io abbia messo su.
Si, perche' in tutto questo essere presa dal far nulla, ho anche sfondato la Barriera.
No, non quella della luce, come i famosi neutrini nel tunnel della Gelmini.
Intendevo la Barriera dei 60 Kg. Che io da brava donnina ossuta non avevo neanche mai contemplato. Tanto che la bilancia, l'altro giorno, deve aver pensato che fosse tutta una gran presa per i fondelli, e mi ha avuto un attimo di vacillamento.
Tu? Sfolli? Ma non eri quella che si inacidiva ai frequenti, troppo frequenti commenti dello sventurato di turno che mi chiedeva se per caso fossi anoressica? Come puoi ora dare forfait alle clavicole a manubrio di bicicletta e agli zigomi a punta (che quando la gente si fa baciare e abbracciare da te rischia lo sfregio), varcandomi la Barriera cosi, senza tante cerimonie?
In effetti era da un po' che non mi pesavo...diciamo pure da quando, ad agosto, scoprii di aver gia' messo su 6 Kg in 5 mesi. Momento in cui misi in atto la nota strategia dello struzzo.
Ora siamo a 9 Kg in 7 mesi, e io mi appresto gioconda e dondolante ad assumere il ruolo di Gabibbo Nazionale.
Qualcuno lo dovra' pur ricoprire, questo ruolo ingrato, no?
E io intanto rotolo, rotolo tra il divano e il letto, dove mi dedico a letture piu' o meno impegnative.
Nniente mi sfugge: dal catalogo Prenatal ai forum di mia vecchia conoscenza, ovvero quelli di chi cerca un bimbo e anche di chi sta lottando per accettare una diagnosi di menopausa precoce, per ricordarmi di quanto sono fortunata, di dove ero un anno fa, di quello che mi passava per la testa, e di come anch'io cercassi di farmi una ragione che si, le mie ovaie potrebbero tirare le cuoia da un momento all'altro, nonostante io abbia meno di 35 anni.
E poi leggo anche libri - libri veri, neee. Come questo qui, di Margaret Atwood.
Ma quanto e' impegnativo non fare un tubo dalla mattina alla sera? (ok, shoot me now)
Lo conoscete?
Il titolo in italiano e' Storia di un'Ancella, e parla di un ipotetico mondo post-catastrofe dove un Evento dai contorni non ben definiti ha lasciato la maggior parte della popolazione femminile americana sterile (anzi no, dovrei dire infertile!), tranne un manipolo di donne, per le quali il dono della fertilita' si trasforma in una condanna, perche' ora sono loro a dover portare il compito di procreare in una societa' ormai governata dall'ansia e dalla paura di vedersi a poco a poco languire nell'oblio.
E insomma, questo compito pesa, pesa come un macigno, perche' queste donne vengono fatte passare per un calvario di assurdi rituali e sottomissioni affinche' finalmente possano procreare - per poi donare, da brave 'ancelle', il proprio frutto alle famiglie di queste donne ormai rese infertili dall'Evento, e ricominciare tutto da capo...
Non vi sto a raccontare le scene grottesche e spassose in cui la protagonista, un'ancella presso una famiglia altolocata, viene sottoposta al rito mensile della fecondazione da parte del Vecchio Generale Capofamiglia - leggete il libro e poi ci facciamo una risata a denti stretti insieme :-)
Il problema e' che procreare non e' facilissimo neanche per questo manipolo di donne scelte.
Perche' neanche loro sono delle macchine infallibili.
O forse il Vecchio Generale perde qualche colpo anche lui, chi lo sa?
Fatto sta che la nostra ancella protagonista si vede scivolare tra le mani un mese dopo l'altro, senza riuscire a venire a capo di nulla, e condannata alla prigionia tra le quattro mura dell'altolocata residenza, dove tutti la pecerpiscono come una presenza scomoda, imbarazzante, fuori luogo eppure necessaria.
Insomma, lei e il suo ventre vuoto vengono percepiti come un ingombro, un corpo estraneo, appena tollerabile.
E leggendo il paragrafo che vi riporto qui sotto, ho pensato alle sensazioni che provavo prima di avere la famigerata Botta di Culo - come la chiama la nostra Nina (che diciamocelo, altro che BdC - io mi sento di aver vinto al lotto!).
Ho pensato che se quelle erano le sensazioni che provavo io, forse sono anche un po' quelle di chi ora si trova nella situazione in cui mi trovavo io un anno fa.
Forse qualcuna ci si ritrovera'.
Forse qualcuna di voi sara' spinta a leggere questa storia che e' un folle e claustrofobico gioco di specchi. Dove almeno per un astuto capovolgimento di prospettiva, chi e' privilegiato dal dono della fertilita' e' in realta' imprigionato nel proprio corpo.
Comunque poi, a parte che vi ho tritato i maroni, volevo concludere dicendo che davvero, raccontata come ve l'ho raccontata io sembra drammatica e raccapricciante, ma vi assicuro che contiene dei passaggi davvero spassosi.
E ora, passo la parola a Margaret Atwood. Se avrete voglia di leggerla in inglese. Che altrimenti che tritatura di maroni sarebbe la mia?!
I used to think of my body as an instrument: of pleasure, or a means of transportation, or an implement for the accomplishment of my will. 
I could use it to run, push buttons, of one sort or another, make things happen. 
There were limits, but my body was nevertheless lithe, single, solid, one with me. Now the flesh arranges itself differently. [...] Inside it is a space, huge as the sky at night and dark and curved like that, though black-red rather than black. 
Pinpoints of light swell, sparkle, burst and shivel within it, countless as stars. 
Every month there is a moon, gigantic, round, heavy - an omen. 
It transits, pauses, continues on and passes out of sight, and I see despair coming towards me like famine. To feel that empty, again, again. I listen to my heart, wave upon wave, salty and red, continuing on and on, marking time.

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