Tra i lavori di Brajo Fuso, due "pappagalli" appesi alla parete, le terracotte esplose di Attilio Quintili, un mostriciattolo fumante, barattoli di "mocco" impilati a riprodurre l'orinatoio di Duchamp, piatti quadrupedi anzi quadridattili e parole da pescare a caso in un cappello di paglia, la gente venuta alla "Freemocco's" di Deruta la sera di domenica 21 aprile ha trovato il livello giusto di nonsense che cercava.
L'arte sa ridere di se stessa e si nega come tale per rinascere effimera e giocosa, senza memoria e senza futuro.
Si è qui per voler essere altrove, nello spazio dell'immaginazione dove la fantasia fluisce senza scalfire e fa affiorare follie non dette ma più vere.Attilio apre agli amici il suo giardino di Prospero dove momenti di gioco e intensa comunicazione riaprono canali di energia e di sogno, di potenzialità dimenticate e di infanzia azzurra.
L'elegante e grande album Dada che raccoglie scritti e immagini della folle serata
sarà ristampato in un numero limitato di copie
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