ma tu perché scrivi? intervista a Renata D'Amico

Creato il 14 luglio 2011 da Lafenice
Buongiorno a tutti!
Eccoci qui per un gustosissimo appuntamento con “Ma tu perché scrivi?”. Ho il piacere di presentarvi una scrittrice che ho avuto modo di apprezzare leggendo il suo splendido libro, chi di noi due? (per la recensione clicca qui), la grandissima Renata D'Amico.
Renata..Ma tu perché scrivi?
Perché scrivi?
Scrivo perché l’ho sempre fatto. Da piccola mi esprimevo attraverso varie forme d’arte, col tempo poi la scrittura ha assunto un ruolo preminente. Ho sempre avuto un debole per l’immaginazione tanto che mi dicevano che avevo troppa fantasia e me ne facevo un cruccio perché quel troppo mi dava l’idea di un vero guaio, poi per fortuna ho scoperto che non era così.
da dove trai ispirazione?
Dalle tematiche che mi toccano nel profondo. Ho scritto molto su problematiche sociali, nel primo romanzo, Mamana Arminda, ad esempio ho raccontato del Mozambico, mia terra natale, per il teatro invece ho trattato la pena di morte e la clonazione. Poi, parallelamente a un mio percorso interiore, ho iniziato a scrivere di uomini e donne che cercano risposte alla propria esistenza.
come definiresti il tuo modo di scrivere?
Quello dei primi romanzi direi sociale, storico, ed emozionale, quello attuale più intimistico e onirico, va in profondità nella ricerca interiore.
cosa significa essere uno scrittore emergente al giorno d'oggi?
Scrivo perché non posso fare diversamente, poi quale via prende il libro pubblicato è un’incognita, impossibile controllare il mercato dell’editoria. Fin da quando ho scritto il primo romanzo negli anni novanta mi ero detta che per pubblicare, avrei aspettato un editore con un contratto editoriale che mi facesse sentire in un certo senso scrittrice. Avrei aspettato anche anni, ma devo dire che sono stata fortunata, ho sempre incontrato editori disponibili, attenti e ora, con Absolutely Free, mi sto trovando benissimo. Ma a quali risultati può condurre tutto ciò è una sorpresa… e la vita mi piace proprio per questo.
qual è la più grande soddisfazione ottenuta grazie la scrittura?
Devo dire che a livello umano ho avuto davvero tante soddisfazioni, sia con la narrativa che con la drammaturgia, soprattutto con gli ultimi scritti, quando le persone mi dicono che li aiutano a guardarsi dentro e a ritrovarsi. Ma cercando tra gli episodi, forse posso raccontare una cosa simpatica che mi è accaduta alcuni anni fa, quando ricevetti la mail di un studentessa universitaria di Napoli che intendeva scrivere una tesi su di me e io le risposi che si stava sbagliando, che forse intendeva rivolgersi a Suso Cecchi D’Amico. Questa mia risposta, seppi dopo, non arrivò mai alla studentessa che però non rinunciò all’idea e dopo qualche mese si rivolse al bibliotecario della mia città, che mi contattò e così alla fine la tesi fu scritta. È stata un’esperienza molto bella.
cosa ti spinge a continuare, malgrado le normali difficoltà?
Scrivere è per me un atto d’amore, così come lo è leggere, quindi potrei dire che la difficoltà per me starebbe nel non farlo. In un modo o nell’altro ogni giorno ho a che fare con le storie e i libri, sono diventati parte integrante anche del mio lavoro di consulente olistica: le storie hanno un grande potere catartico, per questo oltre a condurre corsi di scrittura narrante, sto rivolgendo una particolare attenzione alla Libroterapia e alle storie che curano.
Buona giornata e buona fortuna a tutti!

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