Maartin Allcock-“Chilli Morning”

Creato il 08 settembre 2014 da Athos Enrile @AthosEnrile1

Ripesco dal cassetto un album uscito nel 2012, dopo ben sei anni di gestazione. Mi immagino che in quel lungo periodo di preparazione Maartin Allcock abbia pensato a milioni di altre cose! Riduttivo parlare di un disco di Maart, impossibile tralasciare l’uomo e l’artista limitandosi alla presentazione di una fetta sonora della sua vita, seppur importante. Era la sera del 7 Dicembre del 2012 e MusicArTeam celebrava il primo anno di attività realizzando una festa a base di Musica, incentrata sulla performance acustica di Allcock & Jerry Cutillo, coadiuvati da un balletto di giovanissime ballerine. Ospite di passaggio Bernardo Lanzetti. Per evitare il trasporto di pesi eccessivi - i due musicisti arrivavano in treno da Roma - ci accordammo e passai a Maart la mia Fender: ma che onore! Lui, dopo averla visionata, con estrema umiltà e cautela mi chiese il permesso di poter cambiare le corde (rigorosamente D’Addario) e per me sarà impossibile dimenticare l’immagine di quel musicista immenso che, in un angolino, operava sulla Stratocaster, che improvvisamente acquistava valore… indotto. Ho ancora quelle corde montate. Per chi non lo sapesse Allcock ha suonato con tutti i più grandi, e ha partecipato ad oltre 200 albums (attualmente collabora anche con Cat Stevens/ Yusuf Islam), ma resta incredibile la storia che lo coinvolse nei Jethro Tull, per quattro anni, in veste di tastierista, lui che non aveva mai toccato il bianco e il nero in alternanza: la leggenda narra che fu scelto da Ian Anderson in quanto vergine del ruolo, un mero esecutore dei desideri del Pifferaio Magico, cosa che gli “esperti di settore" non potevano di certo garantire. Sta di fatto che in tre mesi imparò a suonare lo strumento e tutto il repertorio necessario per andare in tour. Per undici anni fece poi parte dei Fairport Convention. Credo che sappia fare ogni cosa, musicalmente parlando, e che possa trarre frutto pregiato dall’impiego di ogni tipo di … emettitore di suoni, lui, che nasce come bassista e chitarrista. Ma ciò che colpisce è il suo lowe profile, il suo restare nell’ombra, la sua capacità di mettersi al servizio di chiunque, sempre con grandissimi risultati.   Vive molto  in Italia Maartin, e considera ormai”suo fratellino” Jerry Cutillo, leader degli OAK. In un paio di occasioni ho suonato con loro (grazie Jerry!), e il fatto di poter dire che ho calcato il palco con un ex Jethro Tull colpisce particolarmente il mio ego… debolezze umane! Quel 7 Dicembre Maart mi siglò in modo indelebile il mandolino e mi regalò “Chilli Morning”, l’album di cui vorrei parlare, rimasto a lungo compagno dei miei viaggi in auto. Quel 7 Dicembre Maart si commosse vedendo sul palco le giovani ballerine che chissà quali ricordi avevano smosso in lui, e pare che qualche lacrimuccia sia scesa sul suo volto.


Dodici tracce, suddivise tra materiale di creazione propria, elementi della tradizione “locale” e perle altrui, fanno di “Chilli Morning” un contenitore musicale particolarmente gradevole, dove la voce dell’ex Tull emerge e caratterizza le ballad di stampo acustico. C’è grande varietà nella proposta, e la cultura folk (One Night As I Lay On My Bed, Eanach Dhuin Set, Ten Thousand Mile) si mischia all’amore per i Deep Purple (Mouldiwarp) e alla rivisitazione dei ricordi personali (“I Comme Le Soleil Apparait”, “United”, Blodeuwedd, Enfants Sonnolents, The Bigger Picture). La vena acustica e intimistica di Allcock trova l’apice con Isabel, canzone dedicata alla giovane figlia di Jerry Cutillo, presente a più riprese, con il suo flauto, in “Chilli Morning”. Esiste poi un vero pezzo di bravura, estremamente complicato, quel Discipline realizzato nel 1981 dai King Crimson, qui proposto in versione acustica. Dice Maart a tal proposito: “ E’ probabilmente il pezzo più difficile che abbia mai suonato, ma volevo sentirlo in versione acustica, realizzato con uno strumento a doppie corde”. Per inciso, la strumentazione utilizzata nel pezzo è la seguente: chitarra 12 corde, mandolino, basso e bouzars.
Un disco che scorre, pieno di sentimenti e di rimembranze, in bilico tra folclore e elettricità pura, una buona immagine di un artista un po’ inglese, un po’ francese e un po’ italiano, l’ideale vicino di casa, il sogno quotidiano per ogni musicista in cerca di aiuto e comprensione.
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