I corpi di Michael Fassbender (Macbeth) e Marion Cotillard (Lady Macbeth), che sembrano vivere e respirare quella stantia aria scozzese permeata di morte, non sono sufficienti per stabilire un equilibrio tra contenuto e immaginario visivo, dove troppo spesso quest’ultimo si ritrova a tentare di rianimare uno sguardo ormai completamente anestetizzato rispetto agli eventi (a poco servono le prese di posizione fotografiche di Arkapaw). L’inizialmente accattivante scelta di utilizzare il testo originale dell’opera teatrale, si rivela il punto debole di una pellicola che cerca una mediazione estetica tra film d’autore e blockbuster commerciale (non giovano al racconto i combattimenti muscolari di snyderiana memoria, specie quando non riescono nemmeno a restituire la spazialità dell’azione). Questa doppia anima rende il “Macbeth” di Justin Kurzel un’opera affascinante da subire (e sottlineo subire), ma ciò non basta per salvare lo sguardo che inizierà a rincorrere la morte prima dello stesso protagonista. Non mancherà di affascinare nel breve termine chi lo guarda, ma di sicuro la fiamma che arde l’animo della pellicola si rivelrà una candela dalla durata più corta del previsto.
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