Macelleria cinematografica

Creato il 04 marzo 2011 da Emajoeleo

IL CIGNO NERO di Darren Aronofsky

Una telecamera estremamente mobile accompagna lo spettatore durante 110 minuti di tensione, meglio, di inquietudine senza pudori e senza riguardo per gli stomaci più sensibili…

La ballerina Nina, che divide la propria esistenza tra la danza classica, che pratica con morbosa dedizione, e una madre castrante e frustrata, viene scelta per interpretare la protagonista del “Lago dei cigni” all’interno del New York City Ballet. Ha le caratteristiche giuste per rendere memorabile l’interpretazione del cigno bianco: è innocente, fragile, eterea. Ma troppo inibita per poter dare altrettanta convinzione all’altra parte che le tocca interpretare: il cigno nero.

Il doppio. Questo l’unico, semplicissimo nocciolo del film. Attorno a questo tormento spiraliforme senza esclusione di colpi (tutti rigorosamente splatter!) Darren Aronofsky (già regista di Requiem For A Dream e del Leone d’Oro The Wrestler) annoda la fitta sequela di “inciampi” della sua protagonista, fastidiosi quanto impressionanti (esponendo, come in una fiera macabra, la rovina di falangi, unghie e piedi torti…), e che mantengono viva l’attenzione, a fronte di una sceneggiatura francamente troppo piena di momenti loffi e troppo carente di veri slanci verso il pathos emotivo. Natalie Portman, magrissima e allucinata, ha vinto Golden Globe, premio BAFTA e Oscar.

Resta un film profondamente disturbante ma purtroppo gravemente incompleto, che recupera un poco della dignità di essere cinema nel finale (in cui la qualità scenica della mano del regista e le musiche di Čajkovskij creano un momento di partecipazione più viva), e ben recitato.

Brian De Palma e Stephen King, tanto per fare due nomi, avevano fatto molto meglio sull’argomento.

Buona visione

Voto 6/10


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