Dopo "The Human Centipede (First Sequence)" ecco un altro ottimo film che rende il 2010 veramente degno di essere ricordato! Celebriamo anche la nascita di un grande personaggio protagonista per i film d'azione: Danny Trejo.
Machete (è un soprannome, calzante) era un agente federale che combatteva il traffico di droga. Dopo essere stato incastrato e quasi ucciso si ritrova, anonimo, al confine tra Texas e Messico a barcamenare la vita, ma è un tipo che non passa a lungo inosservato. Viene ingaggiato per uccidere un senatore che fa della lotta all'immigrazione clandestina, con ogni mezzo, la sua battaglia elettorale principale. In realtà il senatùr (ops! lapsus, m'è scappato...) così facendo è molto apprezzato dai narcotrafficanti, che lo appoggiano in modo occulto. Da questo verrà fuori tutto un intrigo intrigante, con aggiunte la organizzatrice di "the network", che aiuta l'immigrazione e di una poliziotta di ICE, che si occupa appunto di immigrati.
Adesso, su un film del genere star lì a vedere la sinossi nei dettagli non mi pare il caso. Volendo potremo persino elogiarne lo scottante argomento dell'immigrazione clandestina dal Messico, ma non penserete mica che abbia guardato Machete per questa ragione? Volevo vedere teste, braccia, parti umane volare via, tagliate, squartate sotto i colpi del protagonista, questo volevo! Affatto deluso, sono già qua che scalpito per aspettare i 2 sequel già annunciati negli stessi titoli di coda.
Film d'azione con una componente di violenza talmente marcata nei combattimenti, e nelle scene di lotta in generale, da sforare ampiamente nell'horror splatter. Non è cosa comunissima. Aggiungiamoci poi la fisicità splendidamente orrida del protagonista, il "bellissimo" Danny Trejo che ha una vita alle spalle, prima di arrivare al cinema, non proprio da angioletto (fonte): "Trejo è di discendenza messicana ed è nato ad Echo Park, nei pressi di Los Angeles. La sua vita da bambino non fu facile; nelle strade vicino casa sua commise vari crimini e diventò presto dipendente dall'eroina. Entrava ed usciva dal carcere in maniera costante. Nel tempo trascorso in strada, Trejo sviluppò un talento da pugile e considerò l'idea di intraprendere la professione del boxer. Quest'ambizione venne offuscata da un'altra condanna alla reclusione. Mentre era rinchiuso nella prigione di stato di San Quintino a San Francisco, divenne il campione di stato dei pesi leggeri e welter carcerario della California. Durante questo periodo, Trejo completò anche con successo un programma di riabilitazione che lo aiutò a lasciarsi alle spalle lo stile di vita del criminale.".
E' da molti anni che lavora nel cinema, questa forse è la prima volta che lo fa da assoluto protagonista e si prenderà persino il lusso di fare "il buono" contro un mostro sacro, Steven Seagal, relegato al ruolo de "il cattivo". Scelta coraggiosa e felice del regista.
Scalpito dicevo perché, lo dico con speranza, sotto l'aspetto gore-splatter c'è un grande potenziale ancora da esprimere e sono sicuro che Rodriguez s'è tenuto qualche cartuccia nel cinturone.
Considerazioni faunistiche: qua tra Trejo, Seagal, c'è persino Don Johnson, di sugo per il gentil sesso non ne manca ma... Come butta a patata? A parte Jessica Alba, che avrebbe bisogno di fare una cura di pappa reale, butta bene, molto bene, si vedano i frame!
Nei miei Cult, spettacolo di grande godimento!
Forse non per tutti eh, occhio agli animi impressionabili per certe scene.
lei è Michelle Rodriguez, non male
toh, chi si vede!
a proposito di patata...
compassione di un padre
cioè...
mitica! come lo fai secco, torturandolo, un prete? ma sulla croce, che domande!