Mad in China: Bamei.

Creato il 08 ottobre 2012 da Blogdispiccioli @blogdispiccioli

Kunming è una delle città emergenti della Cina. È da poco stato inaugurato il nuovo aeroporto, che fungerà da collegamento con i Paesi del Sud Est Asiatico, ed è in progetto la costruzione di una rete autostradale che arriverà fino alla Thailandia. La città è relativamente vicina ai valichi di frontiera della Birmania, del Laos e del Vietnam. Nel frattempo la speculazione edilizia sta dando il meglio di sé. Il capitalismo e la globalizzazione stanno facendo sì che ora, anche chi vive a Kunming, possa fare shopping da Zara ed H&M e spendere quel poco di soldi che gli è rimasto in una tazza di caffè da Starbucks ad un prezzo che equivale a un pranzo per tre persone in un qualsiasi ristorante della città.
Nonostante tutta questa ondata di progresso, chiunque non viva nelle megalopoli della costa ha un'idea di Kunming come di una cittadina dimessa e polverosa, rurale, pigra e in cui non succede niente. Una delle reazioni più frequenti, quando dici che vivi a Kunming a chi conosce abbastanza la Cina da aver sentito prima questo nome, è sentirsi chiedere: "Ah, ti piace quindi vivere in campagna?". Kunming è una città di sette milioni di abitanti, e quando lo fai presente a chi ti ascolta, lo sconcerto è totale.
Civiltà nel Far West della Cina? Ma davvero?
Questi stereotipi sulla Cina Sud Occidentale hanno però una base di verità. Fino a quindici anni fa pare che Kunming fosse effettivamente una città polverosa e disordinata, senza i grattacieli che la dominano oggi e il traffico imperante. E un'altra cosa è certa, ossia che lo Yunnan, la regione di cui Kunming è la capitale, rimane una regione fondamentalmente agricola. Appena usciti dalla zona urbana, ci si ritrova in una campagna come avrebbe potuto essere cinquanta, cento o chissà quanti anni fa.
Questo rende particolarmente facile sfuggire alla città per un fine settimana di vita bucolica, lontano da macchine, smog e strade a sei corsie. Bamei rappresenta forse il luogo per eccellenza in cui tutto ciò non può arrivare: questo villaggio non ha strade che vi ci arrivino, né che lo attraversino. Per entrare a Bamei è necessario passare in una caverna dentro cui scorre un fiume: non esistono altri modi per accedere al villaggio.
Qualche canoa lunga e stretta fa continuamente la spola tra i due lati della caverna, e la vita all'interno di Bamei continua come se le rivoluzioni industriali, culturali e tecnologiche non fossero mai avvenute.
Il villaggio è completamente circondato da montagne, e chi vi abita sfrutta il territorio relativamente pianeggiante dell'interno per coltivare. Appena attraversata la caverna c'è un alberghetto e un paio di ristoranti, un chiosco dove comprare sigarette, alcool e patatine fritte. Per chi vuole scappare dagli stress cittadini, questo è il posto ideale. I cellulari non hanno quasi copertura e internet sembra non aver ancora fatto la sua comparsa. Per quanto tempo tutto ciò resterà così intatto, non ci è dato saperlo.
Nell'ultima edizione della Lonely Planet, Bamei ha fatto la sua comparsa. Il fatto che nessuno nel villaggio parli inglese e che la rete telematica non esista continuerà a restare una barriera difficile da aggirare, ma sempre più persone nei prossimi anni arriveranno a Bamei in cerca di pace e tranquillità.
Il turismo di nicchia nelle campagne cinesi presto perderà uno dei suoi avamposti meglio nascosti.


Laura McMasala

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