Nei vari tentavi di aggirare il governo siamo passati da tre cittadine di frontiera, ma in nessuna delle tre siamo riusciti a comprare il biglietto del bus che avrebbe potuto portarci a destinazione. Ogni volta ci siamo sentiti dire che era “per la nostra sicurezza”. La frustrazione che abbiamo provato è stata incredibile: mesi di progetti di viaggio sfumati. E sì che siamo stati tra i più fortunati. Nelle peregrinazioni tra i villaggi di frontiera abbiamo incontrato moltissime altre persone rimaste bloccate. A Xining, capoluogo del Qinghai, abbiamo conosciuto una coppia svizzera che vive nel Sud della regione (altra zona tibetana) dove da qualche anno lavorano nella loro ONG. Fino a data da destinarsi, la ONG ha dovuto tenere chiusi i battenti, e la coppia di svizzeri ha dovuto lasciare casa e trasferirsi in un ostello del capoluogo in attesa di notizie da Pechino. Quando avevamo quasi perso le speranze, abbiamo conosciuto Alex, un ragazzo tibetano. Studia all’università di Chengdu (capoluogo del Sichuan), e anche lui ha avuto problemi a tornare a casa: il giorno prima della partenza un'alluvione ha reso impraticabile la strada per il suo villaggio. Dopo ore di attesa, tra autobus che non partivano e conducenti poco collaborativi, Alex ci ha proposto di noleggiare un macchina con autista e arrivare a casa sua attraverso strade secondarie.
Nei vari tentavi di aggirare il governo siamo passati da tre cittadine di frontiera, ma in nessuna delle tre siamo riusciti a comprare il biglietto del bus che avrebbe potuto portarci a destinazione. Ogni volta ci siamo sentiti dire che era “per la nostra sicurezza”. La frustrazione che abbiamo provato è stata incredibile: mesi di progetti di viaggio sfumati. E sì che siamo stati tra i più fortunati. Nelle peregrinazioni tra i villaggi di frontiera abbiamo incontrato moltissime altre persone rimaste bloccate. A Xining, capoluogo del Qinghai, abbiamo conosciuto una coppia svizzera che vive nel Sud della regione (altra zona tibetana) dove da qualche anno lavorano nella loro ONG. Fino a data da destinarsi, la ONG ha dovuto tenere chiusi i battenti, e la coppia di svizzeri ha dovuto lasciare casa e trasferirsi in un ostello del capoluogo in attesa di notizie da Pechino. Quando avevamo quasi perso le speranze, abbiamo conosciuto Alex, un ragazzo tibetano. Studia all’università di Chengdu (capoluogo del Sichuan), e anche lui ha avuto problemi a tornare a casa: il giorno prima della partenza un'alluvione ha reso impraticabile la strada per il suo villaggio. Dopo ore di attesa, tra autobus che non partivano e conducenti poco collaborativi, Alex ci ha proposto di noleggiare un macchina con autista e arrivare a casa sua attraverso strade secondarie.
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