Il giudizio di Marco Goi
Summary:
Mad Men sta preparando un finale davvero con i fiocchi e ce lo sta facendo gustare con calma. La settima e conclusiva stagione dello stiloso serial ambientato negli anni ’60 è stata divisa in due parti da AMC, il network americano su cui si è appena chiusa la prima metà composta da 7 episodi. Il motivo per cui è stata presa questa decisione?
Sembra che non si tratti tanto di capitalizzare il numero di telespettatori, quanto il numero di Emmy Awards. In corsa quest’anno ci sarà infatti ancora il finale di Breaking Bad, l’altra grande hit di AMC insieme a The Walking Dead, mentre gli episodi conclusivi di Mad Men saranno in corsa nel 2015; in questo modo, il canale spera di raddoppiare le sue possibilità di ottenere un sacco di nomination e di premi per le sue serie più celebrate.
In attesa di vedere le ultime sette puntate, che dovremo attendere fino alla primavera del prossimo anno, il bilancio è positivo. La stagione di chiusura di Mad Men, va detto, era partita piuttosto in sordina. Abbiamo ritrovato il protagonista Don Draper (Jon Hamm) in crisi, parecchio attapirato e sembrava che la serie fosse destinata a seguire il suo stesso destino. Dopo sei stagioni ad altissimo livello senza mai cedimenti, un piccolo calo fisiologico era pure naturale e preventivabile. Per fortuna, però, sia Don che la serie hanno saputo rimettersi in piedi in fretta e rispolverare le antiche virtù. Senza rivoluzioni o introduzioni di nuovi personaggi particolarmente rilevanti, Mad Men ha saputo ritrovare la vecchia strada maestra, fatta di sceneggiature perfette che sono in grado di mescolare le vicende personali dei protagonisti con una ricostruzione storica e sociale degli anni Sessanta sottile quanto efficace. In proposito, notevole è stata la “parentesi hippy”, in cui il braccio destro di Don, Roger Sterling (John Slattery), ha fatto visita alla comune in cui vive la figlia. Se all’inizio Roger ha cercato di adattarsi al nuovo stile di vita da lei condotto, alla fine emergono le inconciliabili differenze tra la sua concezione di vita capitalista, quella che un paio di decenni dopo avrebbe portato allo yuppismo, e i valori degli hippy.
Notevole anche il nuovo concetto di famiglia proposto nel sesto episodio stagionale di Mad Men. La tipica famiglia anni ’50 in stile Happy Days, negli anni ’60 comincia già a diventare un concetto sorpassato. La scena finale con Don, Peggy (Elisabeth Moss) e Pete (Vincent Kartheiser), tre workaholic che hanno spesso anteposto la carriera alle relazioni personali, ci presenta allora un rapporto famigliare del tutto differente rispetto a quello del passato e costruito su rapporti tra colleghi di lavoro.
Nel settimo episodio, quello con cui dobbiamo salutare i nostri Mad Men fino al prossimo anno, ha poi rivestito il ruolo di filo conduttore alle vicende dei protagonisti uno degli eventi principali degli anni ’60, nonché della storia dell’umanità tutta: il primo sbarco dell’uomo sulla Luna. Mentre Neil Armstrong e gli altri astronauti dell’Apollo 11 sono nello spazio, sulla Terra ai personaggi della serie ne capitano di tutti i tipi.
ATTENZIONE SPOILER
La giovane Sally Draper (Kiernan Shipka) preferisce baciare un ragazzo nerd anziché il bellone di turno, Peggy e Don sono impegnati a preparare un appuntamento di lavoro importante, mentre Bertram Cooper (Robert Morse) passa a miglior vita. La sua scomparsa cambia i rapporti di forza all’interno dell’agenzia pubblicitaria, ma ci lascia con un sorriso sulle labbra. L’autore della serie Matthew Weiner ha scelto di salutare il personaggio non con un funerale o con qualche momento strappalacrime, bensì con un sorprendente momento musical, in cui a Don Draper viene lanciato un importante consiglio, sotto forma di slogan pubblicitario: “The best things in life are free”, le cose migliori della vita sono gratis. È così che diciamo addio a Cooper e diciamo arrivederci ai Mad Men. Appuntamento al 2015 con gli ultimi, questa volta proprio ultimissimi, episodi.
di Marco Goi per Oggialcinema.net
Elisabeth MossJohn SlatteryJon HammMad Men