Madagascar 3: ricercati in Europa (3 D)

Creato il 29 agosto 2012 da Af68 @AntonioFalcone1

Allora, dove eravamo rimasti? Ah, sì, avevamo lasciato i nostri amici Alex il leone, Melman la giraffa, Gloria l’ippopotamo e Marty la zebra nel cuore dell’Africa centrale, in attesa che i terribili pinguini (Skipper, Kowalski, Rico, Soldato) ritornassero da Montecarlo con il loro aereo a propulsione scimmiesca per riportarli definitivamente allo zoo di New York. Ma la nostalgia di “casa”, in particolare per Alex, si fa sempre più pressante, per cui i nostri, insieme ai lemuri e al loro re Julien, approderanno sulle coste monegasche (una traversata snorkeling…) e ritroveranno pinguini e scimmie a far man bassa presso la roulette dell’ Hotel de Paris.

Dopo essersi fatto notare un po’ troppo, creando uno scompiglio generale e conseguente inseguimento della polizia, che fa capo al terribile capitano Chantel DuBois, per le strade del Principato, l’allegro gruppo troverà rifugio nei carrozzoni di un circo in viaggio verso Roma e poi Londra, con probabile tappa finale in America …

Terzo capitolo del franchise targato Dreamworks, risalente al 2005, con in mezzo un numero 2 (2008) piuttosto deludente, Madagascar 3: ricercati in Europa conferma alla regia il duo Eric Darnell (sceneggiatore insieme a Noah Baumbach) e Tom McGrath, cui si aggiunge ora Conrad Vernon; sempre forte di quella stilizzazione irrealistica nel disegno propria dell’esordio, lungi da qualsiasi ricercatezza, il film si delinea, dopo un inizio abbastanza lento (del tutto inutile la sequenza onirica), come una comica d’antan, puntando su una comicità slapstick e mischiando con sfrontata nonchalance i temi propri di più cartoons: la serie Looney Tunes della Warner Bros, l’irriverenza sfrontata di Tex Avery nel cavalcare il surreale, certi toni del Disney di un tempo, per un risultato nel complesso gradevole e divertente.

Chantel DuBois

Certo, la sceneggiatura scricchiola parecchio e arriva ad un momento di stanca nella parte centrale, mancando l’obiettivo di una narrazione propriamente corale ed incentrando l’attenzione su singole scene, puntando ora su un ipercinetismo pronto a sfidare qualsiasi nesso logico o scientifico (l’inseguimento mozzafiato per le strade di Monaco, le stesse del Gran Premio di Formula 1), ora sui luoghi comuni propri di paesi come la Francia e l’Italia (qui sulle note di Con te partirò, Bocelli, tra un’udienza dal Papa e un tramonto ai Fori Imperiali, l’irriverenza sublima il delirio) ed infine su riferimenti cinefili (il risveglio dei poliziotti francesi sulle note di Non, je ne regrette rien, intonata da DuBois novella Piaf, come in Inception, 2009, Christopher Nolan) e coloratissimi giochi di luci tra lo psichedelico e il lisergico (i numeri circensi, ispirati in certo qual modo a quelli del Cirque de Soleil), con un 3d che pur non aggiungendo nulla in termini di profondità si rivela funzionale allo scopo e finalmente integrato alla narrazione.

Vitaly, Gia e Stefano

I suddetti momenti di stanca, la ripetitività di molte situazioni, trovano una certa mitigazione nell’introduzione di validi personaggi ad affiancare i noti mattacchioni: la tigre Vitaly, la deliziosa Gia, un giaguaro, la simpatica orsa Sonya in tutù e grugnito d’ordinanza e, il mio preferito, Stefano, un leone marino che ricorda non poco, anche nel look, il buon vecchio Goofy (Pippo) delle origini nell’essere così fiero della sua intelligenza “ben al di sotto della media”.

Un film d’animazione che non chiede altro d’intrattenere stupendo e, tra alti e bassi, ci riesce in pieno, sia nei confronti dei più piccoli che in quelli degli adulti non accompagnati da minore: pur mitigando la mia nota idiosincrasia per i sequel in odore di serializzazione, considerando che mi sono effettivamente divertito, concludo ricordando la tradizione del tre come numero perfetto …

L’orsa Sonya e Julien


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