Secondo l’ultimo “rapporto” della Banca Mondiale, il prestigioso organismo finanziario internazionale con sede a New York, la crisi politico-istituzionale del Madagascar ha causato perdite economiche per almeno 6,3 miliardi di dollari.
E tutto questo a partire dalla destituzione dell’ex-presidente Marc Ravalomanana nel marzo del 2009.
Oggi la destabilizzazione è totale e golpe preventivati e non riusciti si susseguono.
E’ scritto testualmente nel documento quanto segue :”L’economia è ferma, la crescita globale dell’isola è stagnante da almeno tre anni mentre la maggioranza dei Paesi africani, al contrario,in questi tre anni ha registrato tassi che variano tra il 5 e il 7 per cento. Inoltre, in Madagascar, la crescita demografica si è protratta a un ritmo elevato, facendo crollare il reddito pro capite allo stato di livello,addirittura, del 2003”.
E continuando il Rapporto sottolinea che il prezzo più alto della crisi è ovviamente pagato dai meno abbienti e dai poveri dell’isola.
Infatti queste persone non hanno potuto fare altro che indebitarsi e, quindi, impoverirsi in modo decisamente allarmante.
Le conseguenze della crisi che ,sempre il Rapporto, definisce più o meno severe sul breve, medio e lungo termine, sono già riscontrabili, ad esempio, nel deterioramento progressivo delle infrastrutture rispetto a quello che era il loro stato anni addietro e nella difficoltà di adattamento a tutto quanto arriva dall’esterno e, cioè, dalla crisi economica mondiale in generale ai mutamenti climatici, che insidiano la modesta economia agricolo-pastorale dei diversi territori dell’isola.
La stessa voce “commercio”, compreso il piccolo commercio informale dei mercatini, è parecchio in crisi, perché il flusso turistico dall’estero è, come prevedibilissimo, notevolmente ridotto.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)