Maestri e maestrini

Da Marcoscataglini

A me solo un paio di volte m'hanno chiamato "maestro", e in entrambe i casi cercavano di vendermi qualcosa. Per il resto, il termine "maestro" (a parte le arti marziali e pochi altri campi) si applica a chi dipinge e fa sculture, anche se queste fanno schifo (cioè quasi sempre). Così è la vita (sempre meglio della morte, sia chiaro)! Ma insomma, chi o cosa sarebbe davvero un maestro? Le cronache e i grandi pensatori ci dicono che esistono i buoni e i cattivi maestri (ma va?). I primi sono quelli che ti insegnano ad affrontare la vita con saggezza e ponderazione, i secondi sono quelli che ti fanno deviare dalla retta via. Chissà perché, a me hanno sempre affascinato di più questi ultimi: sono quelli che evitano di farti annoiare. Sapete, è come quella scritta sulle magliette vendute al mercato e destinate alle sedicenni (e a far incazzare i loro genitori): "le brave ragazze vanno in paradiso, le cattive dappertutto". Insomma, essere buoni, che palle. Purtroppo, confesso di avere il gravissimo difetto di essere -nei limiti del possibile- un buono (lo so che c'è chi sostiene essere questo uno pseudonimo di "coglione", ma sorvoliamo per ora): perciò a volte mi annoio, e soprattutto non diventerò mai ricco. Fa niente (in verità fa eccome, ma noi buoni ce le teniamo dentro i giramenti di palle, e anche l'ulcera conseguente). Comunque, visto che sto organizzando dei workshops da tenere nel 2011 sulla fotografia creativa (se volete saperne qualcosa di più, cliccate qui), mi sono posto la fatidica domanda: quali cose vorrei davvero trasmettere alle mie "amate pecorelle", per dirla col Mago Otelma (ahò, e mica posso citare solo sempre e solo fini intellettuali)? Beh, considerando che in questo periodo corsi e workshops si stanno moltiplicando, proporzionalmente alla diminuzione del lavoro per i fotografi (pensate stia dicendo che noi fotografi facciamo i "maestri" solo quando non abbiamo altro modo per mettere insieme il pranzo con la cena? Acc... ci avete scoperto!), mi sono detto che allora io volevo trasmettere altro rispetto alle cognizioni tecniche e ai mille trucchetti che pure ho messo insieme in 15 anni di attività professionale. Io voglio trasmettere il divertimento e la gioia creativa (fatemela chiamare così, che fa figo) della fotografia Lo-Fi (si legge lo-fai e vuol dire fotografia a bassa fedeltà: in altre parole sono quelle foto che quando le fate vedere tutti vi diranno: "bella... ma non è un po' sfocata?", facendovi incazzare come iene), cioè di quella fotografia che mi ha salvato la vita (artistica, s'intende). A questo punto deve (deve, chiaro?) partire la lunga pippa sul fatto che mi ero rotto i cosiddetti di fotografare
  •  l'artigiano davanti la sua opera,
  •  il cuoco che mostra orgoglioso il suo piatto appena cucinato (e che io non sono mai riuscito a mangiare visto che sono vegetariano e i cuochi creativi vanno a carne e pesce),
  •  il paesaggio bello col cielo azzurro e il sole,
  •  la bella fighetta che fa shopping nella botteguccia taaaanto carina... 
Insomma le pagliacciate che le riviste di turismo richiedevano e pubblicavano con entusiasmo e grazie alle quali sono fallite praticamente tutte, mettendo in libertà i fotografi di cui sopra, che ora campano facendo workshops! Vedete come tutto torna? Io non avevo più un briciolo di entusiasmo, ed è a questo punto che Holga, la bella (bella? In realtà è parecchio racchia) di plastica (eh si, è tutta rifatta!) è intervenuta e ha ridato energie alla mia vena artistica. Ecco di questo parlerò (poco) nei miei workshops, oltre a cercare di trasmettere la sensazione di libertà e direi liberazione che da (o può dare) un certo modo di intendere la fotografia, non musona, non necessariamente "impegnata" (a fare che, poi?), ma divertente, esilarante a volte, comunque liberatoria. Se la cosa vi intriga, e io sono stato abbastanza figlio di puttana da esser riuscito a mettere in cattiva luce i corsi dei colleghi e in ottima luce i miei, allora magari potreste partecipare, e finanziare il mio mutuo. Il che dimostrerebbe che almeno un po' cattivo comincio a esserlo pure io (ma mi sa che i cattivi veri evitano di essere così sinceri e diretti... cazz... Allora sia chiaro che comunque sono stato frainteso, ed è solo colpa dei giornalisti e dei communisti!).

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