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Mafia Capitale: dopo la nuova ondata di arresti oggi i primi interrogatori. Al centro delle indagini la gestione dell’immigrazione

Creato il 05 giugno 2015 da Stivalepensante @StivalePensante

(ANSA) – Prima tornata di interrogatori di garanzia per i destinatari delle ordinanze di custodia cautelare emesse nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta Mafia Capitale. Oggi saranno sentiti dal gip Flavia Costantini tutti coloro che sono stati reclusi a Regina Coeli: tra questi Mirko Coratti, già presidente dell’Assemblea Comunale, Francesco Ferrara, dirigente della cooperativa “La Cascina”, il dirigente comunale Angelo Scossafava e l’ex assessore della giunta Marino, Daniele Ozzimo. Domani sarà la volta di tutti gli indagati condotti ieri nel carcere di Rebibbia. Indagata Gabriella Errico, la presidente della cooperativa “Un sorriso” finita sotto i riflettori alcuni mesi fa durante le violente proteste scoppiate nel quartiere della periferia romana di Tor Sapienza tra i residenti e gli immigrati del centro d’accoglienza gestito dalla cooperativa. Il reato che le viene contestato è quello di turbativa d’asta, anche se il gip ha deciso di rigettare la richiesta di misura cautelare spiegando che nei suoi confronti “possa essere effettuata una prognosi favorevole, in ordine all’astensione dalla commissione di ulteriori reati, tenuto anche conto della pena che ragionevolmente potrà essere irrogata”.

Mafia Capitale (Foto © huffingtonpost.it)

Mafia Capitale (Foto © huffingtonpost.it)

Mafia Capitale, nuova ondata di arresti. Personaggi della politica con ruoli di raccordo tra l’organizzazione e le istituzioni, fiumi di denaro e cooperative coinvolte nel giro d’affari sporco, dove – si legge nell’espressione contenuta in un’intercettazione – “la mucca deve mangiare per essere munta”. Una nuova ondata di arresti che scuote ancora il mondo politico, nel secondo capitolo dell’inchiesta “Mondo di Mezzo”, su Mafia Capitale, condotta dalla procura di Roma e dai carabinieri del Ros: 44 gli arresti in Sicilia, Lazio e Abruzzo per associazione per delinquere ed altri reati. Oggi ci saranno i primi interrogatori in carcere. Ventuno gli indagati a piede libero.

Sullo sfondo il business legato ai flussi migratori e alla gestione dei campi di accoglienza per migranti. Tra gli arrestati ci sono anche l’ex presidente del Consiglio comunale di Roma, Mirko Coratti, e Luca Gramazio, accusato di partecipazione all’associazione mafiosa capeggiata da Carminati, che avrebbe favorito sfruttando la sua carica politica: prima di capogruppo Pdl al Consiglio di Roma Capitale ed in seguito quale capogruppo Pdl (poi FI) presso il Consiglio Regionale del Lazio. In manette anche l’ex assessore alla Casa del Campidoglio, Daniele Ozzimo e Angelo Scozzafava, ex assessore comunale a Roma alle Politiche Sociali. I Ros hanno arrestato anche i consiglieri comunali Giordano Tredicine, Massimo Caprari e l’ex presidente del X Municipio (Ostia), Andrea Tassone. I provvedimenti hanno riguardato anche alti dirigenti della Regione Lazio come Daniele Magrini nella veste di responsabile del dipartimento Politiche Sociali. Arrestati anche Mario Cola, dipendente del dipartimento Patrimonio del Campidoglio e Franco Figurelli che lavorava presso la segreteria di Mirko Coratti. Infine posto ai domiciliari il costruttore Daniele Pulcini. “Chi ruba in galera, paghi tutto”, commenta il premier Matteo Renzi. Il Pd è sotto attacco ma mette in campo una difesa netta e chiara delle giunte Zingaretti e Marino.

Buzzi: “Consiglieri devono stare ai nostri ordini”. “I consiglieri comunali devono stare ai nostri ordini”. Questa è la perentoria affermazione pronunciata da Salvatore Buzzi, in una telefonata con Massimo Carminati, intercettata e registrata dai carabinieri del Ros. “Ma perchè dovrei stare agli ordini tuoi? Te pago!”, replica Carminati dall’altro capo della cornetta. Poi l’intimidazione: “Dice, e se non rispetti gli accordi? Non rispetti gli accordi? Ma tu lo sai chi sono io? Ti ricordi da dove vengo?”, sottolinea il leader dell’organizzazione, riferendosi ai trascorsi negli ambienti dell’eversione e della criminalità. Buzzi, ascoltando la minaccia, sorride. Carminati poi evoca “il rispetto”. “Io gli accordi li rispetto – dice – ma dovresti rispettarli pure tu”. Buzzi concorda: “Noi gli accordi li rispettiamo anticipati. Non so quanti sono quelli che li rispettano in anticipo”. E conclude, “abbiamo una grandissima credibilità”.

“La mucca deve mangiare per essere munta”. “La mucca deve mangiare” per essere “munta”. Lo dice il ras delle coop sociali Salvatore Buzzi in una telefonata intercettata con Franco Figurelli, componente della segreteria dell’ex presidente dell’Assemblea Capitolina Mirko Coratti (Pd), entrambi per i pm a libro paga di Mafia Capitale. Buzzi: “Ahò, ma scusa, la sai la metafora? La mucca deve mangiare”. Figurelli: “Aho ma questa metafora io gliela dico sempre al mio amico, mi dice: ‘Non mi rompere il ca.. perché se questa è la metafora lui ha già fatto, per cui non mi rompere’”. Buzzi: “Aho, però diglielo: ‘Guarda che ha detto Buzzi che qui la mucca l’amo munta tanto’”. Figurelli: “Allora, ieri me c’ha mannato aff… per avè detto sta cosa, tu non hai capito, me c’ha mannato aff…, dice: ‘Non ti può rispondere così l’amico Salvatore perché noi già fatto’”. Secondo il Ros dei carabinieri Buzzi avrebbe tra le altre cose assunto nelle sue cooperative una ragazza segnalata da Coratti, comunicando l’arrivo della giovane allo ‘ndranghetista Rocco Rotolo, anch’egli inserito nelle coop.

“Carminati è un grande, ci fa fare un sacco di lavori”. “Massimo Carminati è un grande. Ci sta facendo fare un sacco di cose, un sacco di lavori”, afferma Salvatore Buzzi, in una telefonata con il suo collaboratore Emilio Gammuto, intercettata dai Ros. “Su a Ostia – spiega Buzzi -, anche se non direttamente ma attraverso un suo collaboratore, abbiamo preso un milione e due per il taglio del verde”. “Per il campo nomadi ci ha messo pure i soldi, mi sa, eh?”, chiede Gammuto. E Buzzi conferma: “Si’, ci ha messo 500mila euro di tasca sua”. “Ma li ha ripresi?”, chiede l’altro. “Ha ripreso tutto. A giugno ha ripreso tutto. E non solo: ci avrà guadagnato 300mila euro”, spiega ancora Buzzi. “Eh, vabbe’!, avrà anche aspettato, ma ne è valsa la pena” dice Gammuto. Nella stessa conversazione si parla anche di Luca Gramazio. “Avevamo un lavoro da due milioni di euro sui centri di prenotazione della Asl, come formula sociale”, dice Salvatore Buzzi, spiegando che in un secondo momento è uscita la gara regionale. “Allora non abbiamo detto: scusa, facciamola insieme. Ce li lasci due milioni anche a noi, no?”. A questo punto l’interlocutore, racconta sempre Buzzi, si sarebbe irrigidito. “Mi ha detto, ‘ah no, a me me lo devono dire’. Ma come? E chi te lo deve dire? E insomma, non ce lo ha voluti lasciare” dice Buzzi, che, visto l’intoppo, chiama subito Massimo Carminati. “Massimo è andato subito da Gramazio” conclude Buzzi, pronunciando, per precauzione, il nome del leader dell’organizzazione malavitosa a bassa voce. Il blitz dei carabinieri è scattato nelle province di Roma, Rieti, Frosinone, L’Aquila, Catania ed Enna. Nell’ordinanza di custodia cautelare, emessa su richiesta della procura distrettuale antimafia di Roma, vengono ipotizzati a vario titolo i reati di associazione di tipo mafioso, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori ed altro. Altre 21 persone indagate per gli stessi reati.

Il ruolo di Gramazio. “Luca Gramazio svolge un ruolo di collegamento tra l’organizzazione da un lato e la politica e le istituzioni dall’altro, ponendo al servizio della stessa il suo ‘munus publicum’ e il suo ruolo politico”, spiega il gip Flavia Costantini nell’ordinanza di custodia cautelare per il consigliere regionale di Forza Italia. Gramazio, scrive il gip, “può ricondursi al capitale istituzionale di Mafia Capitale: quel sistema di relazioni con uomini politici, apparati burocratici, soggetti appartenenti a vario titolo alle istituzioni, che costituiscono il contatto privilegiato dell’organizzazione con il mondo di sopra”. L’esponente di Fi rappresenta “un collegamento che, sul piano politico, si traduce nella costruzione del consenso necessario ad assecondare gli affari del sodalizio; sul piano istituzionale, in materia di iniziative formali e informali intese per un verso a collocare nei plessi – sensibili per l’organizzazione – dell’amministrazione pubblica soggetti graditi, per altro verso nell’orientare risorse pubbliche in settori nei quali il sodalizio, in ragione del capitale istituzionale di cui dispone, ha maggiori possibilità di illecito arricchimento”. Per il gip, elabora “insieme ai vertici dell’organizzazione le strategie di penetrazione della pubblica amministrazione”.

Gli affari di Gramazio. “Novantottomila euro in contanti in tre tranches (50.000-28.000-20.000); 15.000 euro con bonifico per finanziamento al comitato Gramazio; l’assunzione di 10 persone, cui veniva garantito nell’interesse di Gramazio uno stipendio; la promessa di pagamento di un debito per spese di tipografia”. Sono alcune delle “utilità” che, secondo il capo di imputazione, avrebbe ricevuto Luca Gramazio per “porre le sue funzioni istituzionali al servizio” dell’associazione capeggiata da Massimo Carminati. In particolare, Gramazio è accusato di concorso in corruzione per una serie di atti contrari ai doveri d’ufficio di consigliere regionale (avrebbe favorito “la destinazione di risorse regionali destinate al comune di Roma, poi orientate verso il X Municipio”) e, soprattutto, comunale: in relazione allo stanziamento di un milione di euro per le piste ciclabili; alla proroga dei lavori sul verde pubblico alle cooperative sociali; al riconoscimento del debito fuori bilancio per l’emergenza dei minori non accompagnati provenienti dal Nord-Africa; all’assestamento del Bilancio di Previsione 2012 e pluriennale 2012-2014. Gramazio è poi accusato di aver partecipato all’associazione di stampo mafioso di Carminati con precisi compiti, indicati nel capo di imputazione: “pone al servizio dell’organizzazione le sue qualità istituzionali, svolge una funzione di collegamento tra l’organizzazione la politica e le istituzioni, elabora, insieme a Testa, Buzzi e Carminati, le strategie di penetrazione della Pubblica Amministrazione, interviene, direttamente e indirettamente nei diversi settori della Pubblica Amministrazione di interesse dell’associazione”.

Le indagini dei Ros hanno evidenziato ”la straordinaria pericolosità di Luca Gramazio”. E’ quanto scrive il gip di Roma, motivando le esigenze cautelari nei confronti di Gramazio, sottolinea il giudice, “potrebbe sfruttare la rete ampia dei collegamenti per fornire nuova linfa alle attività delittuose e agli interessi dell’associazione” capeggiata da Massimo Carminati, “nonostante lo stato detentivo di numerosi sodali”.

Perquisita anche sede cooperativa “La Cascina”, che gestisce Centro Accoglienza per Richiedenti Asilo in Sicilia. Delle perquisizioni in corso nell’ambito di Mafia Capitale, una riguarda la cooperativa “La Cascina”, vicina al mondo cattolico. Gestisce tra l’altro il Cara (Centro Accoglienza per Richiedenti Asilo) di Mineo, in Sicilia. La perquisizione rientra nel quadro degli accertamenti sulla gestione degli appalti per i rifugiati. I manager della cooperativa “La Cascina” erano “partecipi degli accordi corruttivi con Luca Odevaine” e hanno commesso “plurimi episodi di corruzione e turbativa d’asta” dal 2011 al 2014, mostrando così una “spiccata attitudine a delinquere” per ottenere vantaggi economici: è l’accusa che il Gip di Roma rivolge a Domenico Cammissa, Salvatore Menolascina, Carmelo Parabita e Francesco Ferrara, tutti manager della cooperativa. Per Ferrara è stato disposto il carcere, mentre nei confronti degli altri tre sono scattati i domiciliari. Secondo il Gip, Odevaine avrebbe ricevuto dai quattro “la promessa di una retribuzione di 10.000 euro mensili, aumentata a euro 20.000 mensili dopo l’aggiudicazione del bando di gara del 7 aprile 2014, per la vendita della sua funzione e per il compimento di atti contrari ai doveri del suo ufficio in violazione dei doveri d’imparzialità della pubblica amministrazione”. Nello specifico, Odevaine avrebbe tra l’altro orientato le scelte del Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, in modo da creare creare le condizioni per l’assegnazione dei flussi di immigrati alle strutture gestite dal gruppo La Cascina. Avrebbe inoltre fatto pressioni finalizzate a far aprire i centri per immigrati in luoghi graditi alla cooperativa e concordato con i manager il contenuto degli stessi bandi di gara, che venivano poi predisposti in modo da garantire l’attribuzione di un punteggio elevato alla stessa La Cascina.

Odevaine era il raccordo tra la cooperativa e il Viminale. Luca Odevaine sarebbe il “raccordo” tra la cooperativa “La Cascina” e il Viminale. E’ lo stesso appartenente al Tavolo di coordinamento nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale a spiegarlo ai manager de La Cascina nel corso di diverse intercettazioni riportate nell’ordinanza di custodia cautelare del gip di Roma. Nel capitolo dedicato ai rapporti tra Odevaine ed i manager, il gip sottolinea che è stato lo stesso indagato, in dichiarazioni spontanee ai magistrati, a parlare di questo ruolo, sostenendo che in realtà il Tavolo aveva solo una funzione politica. “Non aveva nessun potere – ha messo a verbale Odevaine – nell’attivare Centri o spostare immigrati da un centro all’altro, semplicemente dettava le linee generali della politica”. Scelte che invece spettavano al Viminale. Ed in questo quadro, ha aggiunto, “quello che facevo io …era di facilitare il Ministero da una parte nella ricerca degli immobili che potessero essere messi a disposizione per l’emergenza abitativa”. Insomma il suo era un ruolo di “facilitatore dei rapporti con la pubblica amministrazione…in ragione delle mie conoscenze maturate nel tempo”. Nelle conversazioni con i manager della cooperativa, però, Odevaine è più chiaro. Il mio compito, spiega infatti ad un dipendente de La Cascina, “non è tanto stare direttamente dentro ai Centri…il lavoro che gli faccio è di collegamento con il ministero dell’Interno soprattutto per trovare…poi…la possibilità di implementare il lavoro…e facciamo accordi sugli utili in genere…insomma ci si dividono un po’ gli utili”. Ad un suo collaboratore racconta invece cosa ha detto ai manager della cooperativa: “vi dico sinceramente… c’ho richieste da parte del ministero di apertura di altri centri e li sto dando ai vostri concorrenti”.

“Mi dai un euro per ogni migrante”. “Se me dai…me dai cento persone facciamo un euro a persona”. E’ il “criterio di calcolo delle tangenti”, secondo il Gip di Roma, che Luca Odevaine spiega ai manager della cooperativa “La Cascina”, interessati alla gestione dei Centri per gli immigrati e disposti, sempre secondo l’accusa, a pagare uno stipendio fisso a Odevaine. Nell’ordinanza di custodia cautelare ci sono decine di intercettazioni tra i manager della Cascina e lo stesso Odevaine, tutte centrate su quale debba essere la percentuale da corrispondere, non solo per ‘l’aiuto’ ottenuto per la gara relativa al Cara di Mineo ma anche per quanto Odevaine potrebbe fare per i centri di Roma e di San Giuliano di Puglia. Ed in una di queste conversazioni, con Domenico Cammisa (agli arresti domiciliari) Odevaine spiega quello che il Ros e il Gip definiscono “criterio di calcolo delle tangenti”. “Allora altre cose in giro per l’Italia – dice Odevaine a Cammisa – …possiamo pure quantificare, guarda…se me…se me dai…cento persone facciamo un euro a persona…non lo so, per dire, hai capito? E…e basta uno ragiona così dice va beh…ti metto 200 persone a Roma, 200 a Messina…50 là…e…le quantifichiamo, poi”. Parole che, sottolinea il gip, “arrivano a prospettare un vero e proprio ‘tariffario per migrante ospitato’.”

Dal clan mille euro al mese per il consigliere comunale. Il clan di Carminati e Buzzi avrebbe garantito mille euro al mese e un posto di lavoro per un conoscente al consigliere comunale Massimo Caprari del Centro democratico, della maggioranza del sindaco Ignazio Marino. E’ quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare emessa a suo carico dal gip Flavia Costantini. Il consigliere, in cambio, avrebbe assicurato all’organizzazione “il suo voto favorevole al riconoscimento del debito fuori bilancio per l’anno 2014″. In un colloquio intercettato tra Buzzi e il vicepresidente della cooperativa “La Cascina”, Francesco Ferrara, il braccio destro di Carminati afferma: “te l’ho detto, Caprari è venuto da me: voleva tre posti di lavoro”. Buzzi, scrive il gip nel provvedimento, riferiva a Ferrara che, per accogliere le sue richieste, Caprari si era rivolto a lui chiedendogli in cambio l’assunzione di tre persone, che poi era stata ridotta a una sola al che il rappresentante de La Cascina replicava dicendo che un posto di lavoro equivaleva a circa 30.000 euro l’anno”. Concluso l’accordo e assunta la persona indicata da Caprari, lo stesso Buzzi, intercettato, avrebbe poi commentato “quello di Caprari l’ho preso per tre mesi, in tre mesi la mucca deve mangiare in tre mesi”.

Alemanno chiese aiuto a Buzzi per le elezioni europee. Per le elezioni al parlamento europeo del maggio 2014, Gianni Alemanno, chiese l’appoggio a Salvatore Buzzi. Quest’ultimo si sarebbe mosso per ottenere il sostegno alla candidatura anche con gli uomini della cosca ‘ndranghetista dei Mancuso di Limbadi. E’ quanto emerge dall’ordinanza di custodia in carcere dove vengono descritti i rapporti e “cointeressenze di natura economico/criminali tra Mafia Capitale e la cosca calabrese”. I 44 arresti di oggi scaturiscono dalla prosecuzione delle indagini avviate nel 2012 dal Ros e dalla procura di Roma che il 2 dicembre scorso avevano consentito di disarticolare l’organizzazione mafiosa capeggiata da Massimo Carminati. In quella occasione vennero arrestate 37 persone accusate, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio ed altri reati, con l’aggravante delle modalità mafiose e per essere l’associazione armata. Secondo gli investigatori, gli accertamenti successivi a quella tornata di arresti hanno confermato “l’esistenza di una struttura mafiosa operante nella Capitale, cerniera tra ambiti criminali ed esponenti degli ambienti politici, amministrativi ed imprenditoriali locali”. In particolare le indagini hanno documentato quello che gli inquirenti definiscono un “ramificato sistema corruttivo finalizzato a favorire un cartello d’imprese, non solo riconducibili al sodalizio, interessato alla gestione dei centri di accoglienza e ai consistenti finanziamenti pubblici connessi ai flussi migratori”.

Marino: “Non mi dimetto. Arresti in maggioranza? Bene se colpevoli”. “Dimissioni? Continuiamo in questo modo. Stiamo cambiando tutto”, ha risposto il sindaco di Roma Ignazio Marino a chi gli chiede se avesse pensato di dimettersi dopo la nuova ondata di arresti di ieri per l’inchiesta su Mafia Capitale. ”Credo che – ha aggiunto Marino – la politica nel passato abbia dato un cattivo esempio ma oggi sia in Campidoglio che in alcune aree come Ostia abbiamo persone perbene che vogliono ridare la qualità di vita e tutti i diritti e la dignità che la Capitale merita”. ”Non ho nessun giudizio da dare. Non spetta a me commentare il lavoro della procura e della magistratura che deve fare il suo corso. Certamente se verranno individuate colpe e verranno puniti i colpevoli questo lo vedo estremamente positivo”, ha detto sindaco di Roma Ignazio Marino a chi gli ha chiesto un commento sulla nuova ondata di arresti, in cui figurano anche nomi di esponenti della maggioranza in Campidoglio.

Dal canto suo Matteo Salvini scrive su Facebook: “Mafia Capitale, altri 44 ARRESTI per il business degli IMMIGRATI. Fermare subito le partenze e gli sbarchi, bloccare subito tutti gli appalti! Renzi e Alfano spargono clandestini negli alberghi di mezza Italia, capito chi ci guadagna? Altro che buoni, accoglienti e solidali…”


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