Non sono giorni tranquilli per il dimissionario Presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo.
Oltre all'odierna richiesta da parte della Procura della Repubblica di Catania dell'aggravante di associazione mafiosa nel processo in cui insieme al fratello Angelo (MPA) il Governatore è imputato per reato elettorale, ieri l'assemblea regionale ha sfiduciato il suo governatorato con 30 voti tra UDC e PD (soltanto 3 non hanno firmato la sfiducia).
Secondo la Procura, infatti, le recenti dichiarazioni del pentito Maurizio Di Gati, avrebbero fatto emergere che i candidati appoggiati dal clan potevano usufruire di una richiesta di voto che «non era selettiva ma conosciuta in tutto il rione». Secondo il Pm, le condizioni di omertà in cui vivevano le persone del quartiere erano tali che nessun rivale politico denunciava che un altro candidato avesse l'appoggio dell'associazione mafiosa.
Un faldone intero raccoglie i rapporti documentati che Lombardo avrebbe tenuto con il boss Vincenzo Aiello e per i quali il fratello avrebbe fatto da tramite. Rapporti per cui oltre all'accusa di reato elettorale si è aggiunto anche il concorso esterno in associazione mafiosa. Il boss Aiello, facente parte del clan Nitto Santapaola, è in carcere dall'ottobre del 2009: un personaggio defilato seppure boss e per questo ben inserito negli ambienti "diplomatici" per cui riservatezza e poca visibilità sono elementi imprescindibili per cementare rapporti in campo politico e imprenditoriale. Le indagini che il Ros ha effettuato per due anni contengono anche intercettazioni che inchioderebbero i fautori del patto.
Ciò per cui sia l'accusa che la difesa stanno lavorando, è che i due procedimenti (la richiesta di imputazione coatta davanti al gip Monica Rizza, di concorso esterno all'associazione mafiosa e il voto di scambio) vengano unificati.
«Un processo in cui» - ha affermato l'avvocato della difesa - «il presidente dimostrerà la sua assoluta innocenza e estraneità alle accuse». L'udienza e' stata aggiornata al 19 luglio.
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