Mafia, ennesimo mistero di Stato: il caso Pasquasia

Creato il 30 aprile 2014 da Giornalesiracusa

Sicilia news: Il 29 Marzo la Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta aveva proceduto al sequestro preventivo del sito minerario dismesso di Pasquasia.

Nell’ area, in provincia di Caltanissetta, erano in corso lavori di bonifica affidati alla ditta “1Emme soluzioni ambientali srl” di Bergamo. I reati contestati sono stati: traffico illecito di rifiuti tossici nocivi, associazione per delinquere finalizzata alla frode in pubbliche forniture e vari reati contro la pubblica amministrazione e la fede pubblica. Erano state arrestate anche cinque persone per il furto di una grossa quantità di rame e di altri rifiuti ferrosi nel sito minerario. Anche una somma di denaro trovata in automezzi provenienti dal casertano,che dovevano trasportare il rame, è stata sequestrata.

Oggi il Tribunale del riesame ha rigettato il ricorso legale della 1Emme e ha confermato il sequestro del sito. I giudici hanno affermato l’esistenza del fine specifico di profitto. Sia in termini di risparmio di costi che di guadagno illecito in virtù di operazioni non rientranti nella gestione ordinaria prevista, come l’asportazione fraudolenta del materiale ferroso. I rifiuti ferrosi e l’amianto presenti all’ interno dell’area mineraria venivano trattati in maniera del tutto illegale.

È emerso dalle verifiche effettuate la presenza in cinque semirimorchi di 106 tonnellate di cemento amianto. Questo,suddiviso in lastre non presentava il normale trattamento previsto per legge, in quanto le lastre non erano state preliminarmente trattate per rendere efficace l’incapsulamento che serve ad evitare la dispersione delle fibre di amianto. A conferma di tale trattamento dei materiali minerari è un’intercettazione telefonica tra un dipendente e il direttore tecnico. Alla domanda del dipendente sul perché l’incapsulante venisse passato solo su un lato della lastra  il direttore risponde che lo si faceva per un risparmio economico. Questo provvedimento giuridico è solo l’ultimo di una lunga serie, perché la storia della miniera Pasquasia dura da ben trent’anni.

La vicenda si snoda tra segreto di stato, stoccaggio di rifiuti radiOattivi per mano mafiosa e interessi commerciali della multinazionali estere sulla produzione di magnesio. Pasquasia è uno dei tanti misteri all ’italiana, ma passiamo al dettaglio la storia per capire tale epiteto.
Nei primi anni Ottanta la miniera Pasquasia, con la sua produzione di sali alcalini misti e soprattutto di Kainite,  rappresentava la terza fornitrice di sali potassici in tutto il mondo, nonché la prima per la qualità. La miniera era gestita dall’azienda Italkali e dalla Regione Sicilia.

Nel 1992 la miniera fu chiusa per la mancanza del depuratore delle acque reflue. In realtà Giuseppe Regalbuto, presidente della commissione Miniere dismesse dell’ Urps, in alcune interviste ha dichiarato che era stata indetta una gara d’appalto dal Genio Civile di Enna per la realizzazione del depuratore ed era stata pure aggiudicata. Dalla documentazione dell’avvocato penalista Vincenzo Fragalà emerge il sospetto che la chiusura si stata invece dovuta a un accordo tra Italia, Germania, Francia e Canada per trasferire la produzione in Germania dopo la caduta del muro di Berlino. Anche Giuseppe Fava si era pronunciato su Pasquasia affermando che era al centro degli interessi economici dei grandi colossi minerari per la produzione di magnesio, utilizzato nel settore tecnologico e militare. Sempre nel 1992 un pentitoLeonardo Messina, dichiarò a Paolo Borsellino che le gallerie sotterranee della miniera venivano utilizzate come deposito di scorie radioattive.

A testimonianza di ciò è lo studio condotto dall’ E.N.E.A. (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) che aveva attestato la fattibilità dello stoccaggio di scorie nucleari nel sito che era già stato censito come idoneo allo stoccaggio in una conferenza tenutasi a Washington, D.C. il 15-16 luglio 1989. Nel 1996 la Pasquasia chiuse definitivamente i battenti. Un anno dopo l’Asl ha riscontrato un tasso superiore alla norma di Cesio 137 nei pressi del sito. Nei primi anni 2000 si mise in moto la messa in sicurezza e bonifica dell’area. Dopo un lungo iter burocratico la bonifica è stata avviata dalla 1Emme e qui la travagliata storia giunge ai giorni nostri. Molte sono state la interpellanze parlamentari per fare luce sul caso, da quella del sopracitato avvocato Enzo Fragalà, ucciso barbaramente a Palermo nel 2010 a colpi di spranga. Fino a quella dell’ottobre scorso di alcuni parlamentari del Movimento 5 Stelle.

Quello che emerge è un quadro torbido nel quale ruotano diversi interessi, da quelli mafiosi a quelli delle lobby che si intrecciano con quelli politici. Il tutto a discapito della salute del popolo siciliano e dell’economia della nostra terra. Emblematico è il divieto di accesso agli atti che sono coperti dal segreto di Stato. Ma quale Stato? Quello che cura gli interessi dei propri cittadini o quello che fa la scarpetta nel piatto ricco di lobby e mafia?!


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