di Matteo Zola
Vukovic, secondo indiscrezioni, avrebbe confermato ai giudici di essere stato il braccio destro di Saric per il traffico di coca in Europa ammettendo di aver partecipato al contrabbando di oltre due tonnellate di cocaina dal Sud America. Un’ammissione che è valsa a Vukovic lo status di collaboratore di giustizia, con tanto di programma di protezione.
Per tre ore Vukovic ha raccontato come avveniva l’acquisto, lo stoccaggio e il trasferimento di cocaina dal Sud America ai Balcani e da qui all’Europa intera. Un traffico coordinato dal boss Darko Saric del quale, dice una fonte anonima del Tribunale belgradese citata dal quotidiano Kurir, avrebbe persino svelato il nascondiglio. O, meglio, uno dei nascondigli che il superboss utilizza per sfuggire alle autorità. Una latitanza, quella di Saric, favorita da molte casualità: di recente l’ambasciata croata di Tuzla, in Bosnia Erzegovina, gli ha rilasciato senza troppe difficoltà un passaporto (si era presentato sotto falso nome). Qualche settimana dopo Saric ed è poi stato visto in Svizzera e in Austria. A che fare? Tra le Alpi non mancano le banche, con tanto di torbidi segreti, disposte a riciclare il denaro sporco di Saric, come già il Gruppo Hypo Alpe Adria accusato di aver riciclato – tra il 2007 e il 2009 – una cifra di circa 100 milioni di euro in cambio della quale l’istituto avrebbe attivato linee di credito per un valore pari alla somma depositata: denaro che poi Saric avrebbe investito nel progetto immobiliare Blok 67 a Belgrado. Sulla vicenda stanno indagando le autorità serbe e austriache.