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Mafie e dintorni #32 – Stanare i corrotti nelle università, la nuova sfida di Libera

Creato il 26 novembre 2014 da Andcontr @andcontr

La campagna Riparte il Futuro guarda agli atenei. Dove troppo spesso i giovani italiani si formano tra raccomandazioni e favoritismi. Contrapponendovi il silenzio

“Intervista pubblicata su Dailystorm”

Clientelismi e baronato. Parole che si sentono spesso nei corridoi delle facoltà e una realtà che da anni danneggia il sistema universitario italiano. Libera e Gruppo Abele, promotori di Riparte il Futuro, la più grande campagna digitale contro la corruzione a livello europeo, lanciano un nuova sfida. Si chiama “Trasparenza nelle università” il ramo della campagna che rivolge alcune proposte a tutti gli atenei italiani. Ne parliamo con Leonardo Ferrante, responsabile scientifico della campagna Riparte il Futuro ed ex-allievo del Master APC di Pisa, primo in Italia ad occuparsi della lotta alla corruzione.

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Ritenete il fenomeno corruttivo negli atenei italiani è percepito o latente?

È tutt’altro che latente e, come spesso capita quando si parla di corruzione, difficile da quantificare perché fenomeno oscuro. Ma sono certo che chi è ha frequentato anche solo un giorno di università ha ben chiaro quali sono quei fenomeni che rischiano di mettere in ginocchio il sistema pubblico. Ecco un punto importante: denunciando la corruzione, non vogliamo gettare sfiducia nei confronti delle istituzioni, quanto garantirle tenendone ai margini corrotti e corruttori. Vogliamo un’università pubblica per come da costituzione: quanto più gratuita possibile, accessibile e aperta a tutti, in grado di premiare chi merita davvero e non chi accetta compromessi al ribasso, baronati, raccomandazioni. Non dimentichiamoci poi che università e scuola sono anche strutture edilizie, e a breve scoprirete che cosa vogliamo fare anche su questo.

Tra le vostre richieste viene dato ampio spazio al whistleblowing. Come può essere applicabile all’interno di un ateneo?

Come detto, se la legge nazionale fissa i paletti di base, ogni ente pubblico può impegnarsi a migliorare al proprio interno la predisposizione verso queste pratiche dotandosi di una politica ad hoc. In quel caso, i paletti li abbiamo voluti fissare noi, e sono tre: tutelare chi segnala illeciti a cui ha assistito, proteggere tutti e a tutti i livelli, garantire canali di segnalazione certi e semplificati. Per il dettaglio, è possibile leggere appunto la petizione: www.riparteilfuturo.it/istruzione

Se dovesse dare un consiglio ad un giovane precario che si trova di fronte ad uno di questi fenomeni, cosa consiglierebbe?

La lotta all’illegalità non è una politica per le buone coscienze, ma certamente è anzitutto un problema di coscienza. Di fronte al dilemma etico ci troviamo in molti. In tempi di crisi diventa davvero molto difficile, ma sono convinto che se saremo in tanti a segnalare illeciti ci ritroveremo presto in un mondo in cui non abbiamo bisogno di loro, cioè dei corrotti. Molto spesso siamo noi stessi i primi a riconoscer loro questo potere, che in realtà è un’enorme menzogna. Questa menzogna, cioè del considerarsi importanti, unisce i corrotti ai mafiosi. Entrambe le categorie giocano sul potere delegato e sul consenso interessato. Rompiamo quindi il silenzio complice, molto spesso una vera e propria omertà, e segnaliamo ogni episodio illecito riportandolo alle istituzioni competenti.

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Oltre le nuove norme in materia quali possono essere altri strumenti per contrastare la corruzione?

Approvare leggi non basta. Occorre esercitare il monitoraggio civico anche nei confronti delle istituzioni locali e di tutti gli enti di pubblica amministrazione. E’ la legge 190 del 2012 che, seppur estremamente migliorabile, ci ha affidato questa responsabilità, un vero e proprio diritto/dovere di fare la nostra parte. Per troppo tempo abbiamo pensato che bastasse delegare per adempiere al proprio ruolo: alla politica, alla magistratura, a pochi saggi. Non è più sufficiente, perché grazie agli strumenti web e soprattutto al decreto sulla trasparenza del 2013 possiamo domandare l’accesso a tutta una serie di dati fondamentali in grado di informarci su come si spende, come ci si organizza, come si prendono le decisioni. Per questo sono nate le nostre petizioni rivolte al mondo della salute, accompagnate da un monitoraggio dei siti delle aziende sanitarie assieme al progetto Illuminiamo la Salute.

E i singoli cittadini come possono contribuire?

Possiamo segnalare e denunciare i casi di corruzione a cui assistiamo mentre viviamo i nostri luoghi di lavoro. Gli inglesi chiamano whistleblowing questa pratica e dal 2012, sempre grazie alla legge Severino, è riconosciuta anche in Italia. Purtroppo la legge è troppo generica e lascia aperti rischi: non è un caso che in Italia siano pochissimi a segnalare. Ecco perché le istituzioni dovrebbero farsi garanti per chi vuole rompere il muro del silenzio, migliorando le forme di tutela. Poi ci vuole una profonda battaglia culturale per cambiare la percezione comune di chi segnala l’illegalità: non spione, delatore, impiccione, ma cittadino attento al bene di tutti. Se da un lato all’Europa, tramite Restarting the Future chiediamo a tutti i 28 Paesi dell’Unione di tutelare chi segnala, al tempo stesso lo pretendiamo anche dalle istituzioni più piccole. Le università sono il nostro soggetto prescelto, perché il diritto allo studio è in cima alle nostre priorità.


Tagged: Corruzione, Libera, Riparte il futuro, Università

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