6 luglio 2015 Lascia un commento

E’ strano pensare che al centro della piazza principale di una localita’ smaccatamente turistica, vi sia un museo di questa importanza o forse ancora una volta si sbaglia a ragionare da italiani che oltre al gelato e alla ciabatte, della vacanza non hanno altre idee. In effetti la domenica non aiuta il vacanziero nazionale, qualcosa in piu’ quello teutonico che seppur a piccole dosi, lo si e’ visto dentro le sale.
Museo dall’indole didattica e lo si evince subito dagli ampi cartelloni illustrativi, dal percorso tematico dentro la esposizioni permanenti della pinacoteca, della sezione archeologica e della storia del territorio dalla preistoria sino ai primi del ‘900. Ben strutturato, ben organizzato, credo interessante per le scolaresche ma non ero li’ per quello.
"Il tempo e l’istante – Paesaggi fotografici del Garda 1870-2000" e’ il racconto di un territorio e delle persone che lo abitano e di localita’ divenuta meta turistica sin dalla fine dell’800. La Grande Guerra blocco’ come prevedibile ogni velleita’ vacanziera e dovette intervenire D’Annunzio e il fascismo per rivalutare il territorio e restituirgli lo splendore del quale ancora oggi godiamo malgrado i devastanti conflitti mondiali .
Percio’ questo e’ il racconto per immagini che diviene anche racconto tecnico nell’evoluzione della fotografia nei decenni nei quali si stava trasformando in mezzo espressivo. I formati di stampa sempre piu’ ampi non solo restituiscono lo spaccato di un’epoca ma regalano immagini che nulla hanno da invidiare alla straight photography del gruppo f/64, per dire che anche a casa nostra sapevamo muoverci niente male.

C’e’ il tutto estemporaneo nella natura ma non di meno il tratto schizzato della sensazione da non farsi sfuggire, percio’ riconosciamo pietre, rocce, lago e nuvole ma anche gli occhi che li hanno osservati e la mano che li ha ritratti. Mostra che non mi ha impressionato, qualche buon momento, ottimo in alcuni, scontato in altri.
Lo spessore che divide il ritratto dall’onirico e’ molto sottile, forse troppo e se per qualcuno cio’ puo’ essere un punto di forza, il confine mi appare troppo labile per vederlo come lavoro organico e non concettualmente e tecnicamente troppo frammentato.
Resta nel MAG un’ultima parte da vedere, quella dedicata alla resistenza sul territorio. Anche qui l’intenzione e’ piu’ didattica che espositiva o forse dovrei dire narrativa quindi piu’ incline ad una visione soggettiva piuttosto che oggettiva della storia ma va bene, difficile pensare a qualcosa di diverso.
Rimando semmai alla visita del MART per una piu’ ampia documentazione sull’argomento.
Ad ogni modo il MAG e’ una bellissima realta’, come detto sorprendente ma a questo punto dovrei smettere di sorprendermi e considerare il Trentino museale una vera eccellenza.
