La storia la scrivono i vincitori, per cui molte verità vengono cancellate. Questa è l`amara realtà non solo italica ma mondiale. Poi una sedia, una valigia ed una lettera ci riportano indietro nel tempo, facendoci riflettere, pensare, criticare, ma soprattutto capire. Ci pensa l’impiegato Persichetti(alias Simone Cristicchi) che dal palco del teatro Bellini ci dice la vera storia dell`Istria, Dalmazia, delle foibe. Persichetti è un semplice archivista mandato dal Ministero al magazzino n° 18 di Trieste. In questo luogo, non luogo, oscuro dove gli esuli giuliano-dalmati lasciarono tutte le loro cose, i loro ricordi, un posto dimenticato da oltre sessant’anni.
Popolazioni italiane e slave, fascisti, comunisti di Tito, le violenze delle sue milizie, in un racconto che stupisce per la dovizia di particolari, per l`attenzione e l`enfasi che Cristicchi mette nel raccontare, ma soprattutto nel riportare alla memoria ciò che è stato volutamente dimenticato.
Persichetti è il classico italiano medio, bonaccione, ignorante e indifferente persino disinformato,che vaga nel magazzino per riordinare, fare pulizia, archiviare. Cristicchi ricorda e spiega che l’Istria e la Dalmazia, non sono solo mete vacanziere da sfogliare su un dépliant di qualche agenzia turistica, ma anche terre di esilio, sofferenza, abbandono. Nel magazzino ci sono le storie di Ferdinando, Domenico il postino, Norma Cossetto, seviziata e gettata in una foiba, Geppino Micheletti, integerrimo medico coinvolto nella sventura, forse attentato di Vergarolla, una lettera in sloveno di una bambina che ha perso il padre nel campo di concentramento ad Arbe, Marinella Filippaz, uccisa dal freddo e dagli stenti nel campo profughi di Padriciano.
Si replica sino a domenica 26 ottobre