Magic In The Moonlight ( 2014 )

Creato il 10 dicembre 2014 da Bradipo
Berlino 1928 : in un affollatissimo spettacolo l'illusionista cinese Wei Ling Soo riesce a far sparire un elefante e a teletrasportarsi da un luogo all'altro in barba al pubblico.
Ma è tutta un'illusione, anche la sua nazionalità cinese perché sotto le sue spoglie si nasconde un gentleman inglese,  Stanley Crawford, un tipo non propriamente gentile e alla mano.
Un suo vecchio amico lo contatta alla fine dello spettacolo perché lo aiuti a smascherare una presunta medium americana, Sophie, in visita a una ricchissima famiglia americana in Costa Azzurra.
Stanley li raggiunge ma gli sforzi per smascherarla sono vani.
Dovrà usare tutta la sua abilità ma si troverà invischiato in un altro gioco in cui si dimostra totalmente inesperto: l'amore.
Puntuale come la seconda rata dell'IMU arriva il film prenatalizio di Woody Allen , uno che in questo ultimo decennio si è comportato più da sponsor di luoghi turistici da visitare che da regista vero e proprio.
Son troppo cattivo?
Forse.
Ma a vedere roba come To Rome with Love, Vicky Cristina Barcelona e anche Midnight in Paris si ha la sensazione che Allen sia più efficiente come impiegato della Pro Loco che come uomo di cinema.
Si, anche Midnight in Paris, apprezzato da molti ma che ho trovato presuntuoso e vuoto, un bel contenitore con il nulla dentro, anche se devo dire che gli intarsi potevano anche distrarre dal non contenuto del film.
Ed è la stessa cosa che mi trovo a pensare di questa sua ultima fatica cinematografica ( o meglio è diventata già la penultima perché ha già terminato di girare il film che uscirà alla fine dell'anno prossimo): un ambientazione glamour come la Costa Azzurra e la Provenza alla fine degli anni '20, tanta musica jazz e charleston che sono il vero amore del piccolo Woody, tanta chincaglieria d'effetto e costumi preziosi in un film che evidentemente bada molto più alla forma che alla sostanza.
Anzi dirò di più : non mi ricordo di aver mai visto un film di Allen così ricco di sfumature e di colori, con una fotografia così calda e ricca di tonalità sature ma credo che il nome di Darius Khondji , suo ricorrente direttore del comparto luci, sia abbastanza una garanzia in questo senso.
Il problema è che non basta una bella fotografia per fare un bel film.
Ci vuole altro e questo necessaire per avere un bel film in Magic In The Moonlight non c'è.
Manca la magia che c'è in altre commedie sentimentali di Allen, mancano i dialoghi brillanti, le battute lapidarie tipiche del piccolo ebreo newyorkese, manca quell'emozione che si dovrebbe trovare in qualsiasi film d'amore che si rispetti.
Tutto questo è dovuto a una sceneggiatura che procede a strappi, tra deviazioni e notazioni a margine che appesantiscono il tutto, un colpo di scena ( il sapere se Sophie è veramente una medium o semplicemente una ciarlatana) piazzato appena dopo metà film che fatalmente fa descrescere l'interesse e una seconda parte , quella appunto dopo la rivelazione , che si inceppa clamorosamente in un gioco a rimpiattino tra i due protagonisti che invece di scaldare il cuore irrita e basta.
E il finale che dovrebbe risolvere simpaticamente il tutto arriva come una liberazione dopo vari passaggi a vuoto.
Inoltre il cast non mi sembra ben assortito a partire dai due protagonisti che messi insieme nella stessa inquadratura sembrano formare l'articolo il a tal punto che  Firth è costretto a stare anche un po' piegato all'indietro per sembrare meno alto : nulla da dire sulla qualità dei singoli attori ma i loro
personaggi non funzionano e si rivelano , soprattutto nel caso di Colin Firth, assolutamente al di fuori delle loro normali corde interpretative.
Uno come lui con quel suo aspetto austero e quella flemma da classico gentleman inglese d'altri tempi secondo me mal si presta a interpretare uno sputasentenze cinico e ciarliero come lo Stanley di questo film, uno talmente pieno di sé che non si accorge neanche di quello che gli accade intorno.
E la stessa cosa mi viene da pensare a una Emma Stone truccata per assomigliare il più possibile a una Betty Boop pel di carota con quegli occhioni enormi spalancatissimi per farli sembrare ancora più grandi.
Ma il colpo di grazia è il personaggio di Brice , recitato da Hamish Linklater.
Ecco , sembra il gemello di Mika, si muove come Mika e nel doppiaggio italiano sembra anche avere la voce di Mika.
E ti fa pensare a X Factor chiudendo un corto circuito assurdo.
Insomma troppo anche per un alleniano della prima ora convinto come me.
E proprio per questo continuo a vedere ogni volta i film di Woody Allen anche se so che quasi sicuramente masticherò amaro.
Con Blue Jasmine mi ero piacevolmente ricreduto.
Pur con tutti i suoi limiti era un film che funzionava.
Qui torniamo al vecchio discorso: in questo suo ultimo film troviamo un Allen che sembra cristallizzato in temi che ha trattato con maggior savoir faire anni e anni fa ( l'amore ,la magia,l'illusione) non riesce quasi mai a trovare quel guizzo, quel lampo di genio che ha reso grande il suo cinema per tanti anni.
E a me dispiace moltissimo.
Perché io questo piccolo , insopportabile, ebreo newyorkese lo amo e gli sono tanto tanto riconoscente per avermi fatto crescere con molti suoi bellissimi film.
PERCHE' SI : la fotografia di Khondji è bellissima, forse la più bella mai avuta da Allen in un suo film,i personaggi delle  due vecchie signore funzionano, ambientazione turisticamente pregevole.
PERCHE' NO : manca la magia dei film di Allen e dei film d'amore, Firth e Stone male assortiti ( anche fisicamente) , seconda parte che si inceppa dopo il colpo di scena piazzato appena dopo metà film.
( VOTO : 5 / 10 ) 

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