Magic in the Moonlight di Woody Allen: la post-recensione

Creato il 09 dicembre 2014 da Postscriptum

W oody Allen non ha bisogno di presentazioni particolari non perchè tutti lo conoscono o meglio, non solo per questo, ma perchè la sua firma su un film (salvo rarissime eccezioni) rappresenta contemporaneamente eleganza ed educazione. Dire che un film sia elegante vuol dire che tutto il comparto forografia - audio - recitazione funziona in sincrono al servizio della trama senza che nessuno dei singoli aspetti prevarichi su un altro; a questo poi si aggiunge la bravura degli attori, attori che il maestro Allen sa sempre scegliere al meglio. Un film è anche educato quando non ha bisogno di sottolineare eccessivamente i clichè, quando riesce a sfruttarli senza che te ne accorgi e soprattutto quando riesce ad avere come protagonista un personaggio poco simpatico ed empatico ma riesce lo stesso a fartelo amare: la sagacia al servizio del cinismo.

Per quest'ultimo punto non finirò mai di ringrazia il regista newyorkese.

Veniamo a Magic in the Moonlight. Un primo plauso va alla distribuzione italiana che ha pensato bene di non tradurre il titolo e di non affibbiargli nemmeno uno di quegli orrendi sottotitoli spoilerosi e insulsi. D'altra parte l'arte non deve essere spiegata nè tradotta.

Prima che qualcuno cominci a pensare che io sia di parte quando parlo di Woody Allen devo confessare che all'ingresso in sala per vedere Magic in the Moonlight avevo molta paura di rimanere deluso come mi era successo purtroppo nelle pellicole recenti del maestro. Se Midnight In Paris aveva avuto almeno qualche scena davvero bella da vedere anche se stroncata dal doppiaggio, To Rome With Love era stato un disastro totale dalla trama alla fotografia; per non parlare del doppiaggio orripilante. Una cosa indegna per Allen. Con Blue Jasmine le cose sono migliorate assai ma le vette raggiunte da Match Point, mia pellicola preferita della produzione alleniana, sono comunque lontane.

Questi pensieri insieme alla visione di un trailer che, come spesso accade, non rende giustizia al film, giustificano le mie perplessità iniziali riguardo a Magic in the Moonlight.

Perplessità che, vi dico subito, sono state azzerate dalle prime scene del film.

Dunque, cercando di parlare della sinossi senza spoilerare la trama diciamo subito che il protagonista è un cinico, razionale e iracondo illusionista che nel tempo libero si diletta a salvare il mondo dalle minacce dei truffatori che si spacciano per medium o maghi. Costui però è un impostore egli stesso giacchè per lavoro recita nei panni del potentissimo mago cinese Wei Ling Soo. Stanley Crawford, questo il suo vero nome, viene invitato in Costa Azzurra da un amico per smascherare una sedicente medium che sta facendo il lavaggio del cervello ad una famiglia di ricconi locali. Sophie Baker, la medium, però è bellissima e inoltre se di trucchi si serve, lo fa con grande perizia perchè il nostro eroe faticherà non poco a svelarne i segreti finchè....andate a vedere il film e lo saprete.

Come scrivevo prima uno dei punti di forza dei film di Woody Allen è il cast. In Magic in the Moonlight c'era bisogno di un attore che doveva interpretare non solo il protagonista del film ma, anche una sorta di alter ego proprio di Allen ed ecco che viene scelto Colin Firth: una scelta elegante per un affermato attore inglese che anche quando recita in filmacci dimenticabilissimi (e non è questo il caso) fa la sua bella figura. Al contrario per interpretare la medium serviva un volto acqua e sapone che non rovinasse la scena al protagonista ma che al tempo stesso sapesse marcare il suo territorio: la scelta è caduta sull'emergente, e bravissima secondo me (molto più che altre colleghe stra pompate da Hollywood), Emma Stone.

Magic in the Moonlight è un film costruito sui contrasti degli opposti. I pratagonisti Stanley e Sophie si sfidano sul campo a colpi di raziocinio (spesso esasperato ed esasperante) il primo e occultismo la seconda: è una guerra mentale ma anche caratteriale tra lui che ha scelto di eleggere la ragione come musa ispiratrice dell'intera sua esistenza e lei che al contrario vive di sensazioni e percezioni. E' la storia di due pianeti dissimili tra loro e incompatibili ma che sono destinati a collidere l'uno nell'altro. Semmai l'unico appunto un po meno che positivo che posso fare al film è che quest'ultima cosa è prevedibile fin dall'inizio. (trailer del cacchio...Mi hai tolto tutto il Magic...)

Un altro importante punto a favore del film è la fotografia. Magic in the Moonlight è ambientato negli anni 20, un periodo particolarmente delicato da rappresentare al cinema per la complicatezza dei costumi e degli atteggiamenti che devono essere coerenti alla cultura e alla morale di quel periodo storico. La furbata di Allen è di scegliere il Sud della Francia come location per la storia, una zona in cui le maglie del moralismo erano un po più larghe e permettevano di osare di più con il look e anche con i comportamenti. Ne è conseguita una fotografia che quando non è resa straordinaria dalla onnipresente e massiccia illuminazione naturale, con un Sole che fa venire voglia di tuffarsi in mare, è delicatamente abbellita dai vestiti indossati dalla Stone (a anche dal fatto che ci sia lei dentro).

Veniamo infine al sonoro. Woody Allen ama tantissimo il jazz per cui cerca sempre un escamotage per inserirlo nei suoi film ma in Magic in the Moonlight non ce n'è bisogno visto che l'ambientazione storica del film è compatibile con il periodo in cui questo stile musicale veniva concepito. La colonna sonora del film è bellissima: fa da contrappunto alle scene senza diventare mai preponderante rispetto alla fotografia o alla recitazione.

Se avete letto fin qui avrete capito che il film mi sia decisamente piaciuto e questo è vero anche se devo confessare di avere un debole per la filmografia di Woody Allen per cui al netto di grossolani errori come To Rome With Love (dove, per inciso, neanche l'utilizzo di attori mostruosi come Benigni o Albanese aveva salvato la nave che affondava) o, almeno in parte, Midnight In Paris (ma qui c'era Marion Cotillard nel cast per cui io il film ho smesso di seguirlo dalla prima scena in cui è apparsa) il mio giudizio è completamente di parte. Tuttavia credo che Magic in the Moolight sia davvero un gran bel film, non un capolavoro, ma un sano prodotto d'arte cinematografica che non ha bisogno di stupire con effetti speciali o colpi di scena imprevisti (che ci sono) quando tutti i tasselli che lo compongono sono messi al posto giusto con maestria.

Magic in the Moonlight è un film da vedere come gran parte della produzione di Woody Allen. Un film che devono vedere soprattutto coloro i quali vogliano capire cosa sia il cinema e come si possa fare un film senza violenza, scurrilità e becerismo ma piuttosto con educazione, eleganza e, in ultima analisi, rispetto nei confronti di chi paga il biglietto per andare al cinema.

Tags: magic in the moonlight, woody allen


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