Ogni avvenimento e ogni "vibrazione mentale" di Sophie erodono a poco a poco le certezze razionali di Stanley, che cede di fronte alla possibilità di esistenza di qualcosa d'altro che trascenda la ragione quando Sophie riesce a rievocare alcuni ricordi sentimentali di zia Vanessa a lei certamente sconosciuti. Complice l'avvenenza della giovane medium e i momenti spensierati passati con lei anche mentre cerca di smascherarla, Stanley arriva a credere in ciò che non vede, scoprendosi felice nella possibilità, pur effimera e illusoria, di sottrarsi per qualche istante al pessimismo esistenziale che lo porta a nutrire una visione sfiduciata e cinica della realtà. Finché...
La pellicola di Allen affronta ancora una volta, con la vivacità, l'eleganza e le atmosfere già incontrate precedente capolavoro un tema fondamentale dell'esistenza umana, sempre in bilico fra una realtà gretta che delude e un mondo di illusioni che offrono pace e conforto. Non a caso spesso vengono evocate le riflessioni di Nietzsche sul piacere effimero dato dalle suggestioni metafisiche, che hanno non poca affinità con la filosofia leopardiana e anche Magic in the Moonlight, come Midnight in Paris, si presenta ricchissimo di reminescenze letterarie e filosofiche, da sempre oggetto di grande interesse da parte di Woody Allen. Attraverso l'incontro-scontro fra il rigido razionalismo di Stanley e il carattere visionario e solare di Sophie assistiamo ad una dialettica fra una lettura cupa e disillusa dell'umanità e uno slancio vitale che ammette la creazione di sogni e fantasie che possono spezzare almeno per qualche momento tale negatività.
La commedia è ricca di umorismo (ma un umorismo pacato, in pieno stile Allen), di brillante sarcasmo, di colori e musiche che, unite alle affascinanti ambientazioni e ai costumi dei ruggenti anni '20, creano un insieme estremamente gradevole. Sul finale si concentrano un lungo monologo si Stanley e un dialogo fra lui e zia Vanessa che smorzano momentaneamente l'azione, ma sono utili occasioni per rivelare la logica-illogica che sta dietro l'incantesimo amoroso di Sophie. Il finale non è affatto sorprendente, ma rimane viva l'opposizione fra ragione e illusione, che, inevitabilmente, invita lo spettatore a riflettere ben oltre i limiti del rapporto che lega i due protagonisti.
C.M.