In una giornata incolore sia dal punto di vista meteorologico che da quello dello spettacolo il Tour arriva alla città termale di Spa in Belgio. Una frazione mossa che si prestava bene alle fughe e così è stato: sin dai primi chilometri si sono mossi infatti 8 avventurieri (Chavanel, Pineau, Burghardt, Taaranae, Turgot, Gavazzi, Roelandts e Lloyd) che sono arrivati ad avere ben presto un margine di vantaggio di circa 7 minuti. Dietro il gruppo però si mette a tirare sopratutto la Saxo che cerca di difendere la maglia gialla e la Cervelò che lavora per il velocista Hushovd. A 31 km dal traguardo accade però l'imprevedibile: Gavazzi della Lampre, all'inseguimento di Chavanel e Monfort cade nella discesa dello Stockau resa viscida dalla pioggia. Una moto a poco distanza sembra evitare il corridore ma dietro di loro si scatena una carambola enorme con moltissimi corridori finiti a terra per evitare gli atleti distesi sull'asfalto.
Al termine della discesa si fa la conta dei superstiti: Cancellara praticamente si ritrova da solo a circa 1' dal duo di testa ma l'ammiraglia gli impone di aspettare gli Schleck rimasti molto attardati. Andy in particolare pare molto dolorante alla clavicola e fa fatica a ripartire. Tra gli altri big rimangono indietro anche Armstrong e Basso con circa 1' da Cancellara insieme a Contador che si procura qualche escoriazione. “Sembrava di pattinare sul ghiaccio” ha raccontato lo spagnolo a fine corsa sta di fatto che nonostante la carreggiata fosse stretta l'organizzazione ha sottovalutato il pericolo di incidenti nonostante la pioggia sia uno spauracchio costante in questi luoghi. Tornando alla gara si assiste dunque a un lento ricompattamento dei big con Cancellara che, come un fuggitivo stoppato dalla squadra per attendere il suo capitano, decide insieme ad altri corridori (come raccontato da Martin a fine gara) di aspettare quanti più atleti possibile. E' in questo modo che gli Schleck riescono a recuperare i circa 3' di svantaggio accumulati dopo la caduta mentre davanti Chavanel stacca Monfort a 20 km dal traguardo e se ne va a vincere con 4' di margine ignaro della grossa mano che i corridori del gruppo gli stanno dando. E' infatti innegabile considerare che senza la caduta e la scelta (discutibile) di aspettare circa 120 corridori, il gruppo avrebbe neutralizzato il coraggioso tentativo del francese della Quickstep lasciando spazio ai velocisti rimasti. L'aspetto inquietante di questa tappa è che circa 70 corridori, tra i quali Cunego, Vandevelde, Petacchi e Cavendish non sono stati attesi perdendo molti minuti nella generale mentre sulla scelta (appoggiata dalla giuria di gara) di neutralizzare la corsa grava l'ombra del sospetto: e se avessero voluto lasciare andare Chavanel per consentirgli oltre alla vittoria di tenere la maglia gialla per un po? Del resto l'anno scorso nessun francese ha tenuto neppure un giorno l'ambito simbolo del primato e sappiamo come da molto tempo nessun transalpino sia stato in grado di battagliare per vincere una grande corsa a tappe...Ciò nonostante facciamo i nostri sinceri complimenti a Sylvain, bravo a crederci, a farsi quasi 200 km di fuga e a tirare fino all'ultimo metro quando, a braccia alzate, ha potuto coronare il suo sogno giallo, sulle stesse strade dove qualche mesa fa alla Liegi, aveva rischiato di chiudere anzitempo la sua stagione per una frattura al cranio rimediata scontrandosi con un ammiraglia.